L’olivicoltura è diffusa nelle province di Livorno, di Grosseto e di Pisa, con oliveti distribuiti dal Nord al Sud a partire dalla fascia litoranea toscana, ove sono presenti tutte le tipologie di impianto e quindi le varie problematiche connesse ai diversi impianti. In queste situazioni le soluzioni tecniche devono essere differenziate in base al tipo di oliveto e agli obiettivi aziendali, cosa che non sempre viene attuata in campo. Lo scopo di questo contributo è di riassumere alcune delle principali indicazioni per diversi tipi di oliveto finalizzate da una parte ad incrementare la produttività degli impianti e dall’altra alla riduzione dei costi di produzione.
Tipologie di impianto olivicolo nella Maremma Toscana
Le tipologie di oliveti che si incontrano nella Maremma Toscana vanno dal “bosco di olivi” dell’area del Monte Pisano ad oliveti superintensivi delle province di Livorno e Grosseto.
I “i boschi di olivo” sul Monte Pisano
Sul Monte Pisano sono presenti circa 1000 ettari distribuiti tra le province di Lucca e Pisa con densità di 600-800 piante ettaro in un’area orograficamente difficile e ad elevato rischio di incendio, ove è molto difficile raggiungere risultati economici interessanti a causa degli altissimi costi di produzione. In tali condizioni coltivare l’olivo diventa talvolta impresa eroica, giustificata solo dalla passione finalizzata all’autoconsumo (vedi anche articolo a firma Martino su Olivo e Olio 4-2024 e Di Iacovo et al Olivo e Olio n. 1-2024).
La pianura litoranea di Livorno e Grosseto
La realtà più diffusa però è rappresentata dagli oliveti della pianura litoranea livornese e grossetana, con densità di 280-520 piante ad ettaro, che sono quelle più produttive per olive e olio. In tale zona da non sottovalutare poi l’apporto crescente di nuove aziende con oliveti superintensivi irrigui, con superfici che vanno da 20 a 200 ettari per azienda.
Nella parte pianeggiante delle province di Livorno e Grosseto gli oliveti hanno prevalenti densità di impianto comprese tra le 280 e le 500 piante ettaro a sesti regolari (normalmente 6 x 6 o 6 x 5 m) e forme di allevamento a vaso o vaso policonico di varietà autoctone toscane, ai quali negli ultimi 5 anni si sono affiancati nuovi impianti intensivi irrigui, in prevalenza di varietà Leccio del Corno e Maurino, con densità di 476 (7 x 3 m) a 800 (5 x 2,5 m) piante ad ettaro. Tali impianti si sono diffusi anche per l’introduzione in zona di alcune macchine da raccolta a cantieri riuniti (mod. Athena), che operano sulla parete vegetativa, oppure per pettinamento con radiocomando e per la possibilità di conferire le olive sfuse in rimorchi. Tali macchine causano, tra l’altro, un minor danno all’apparato radicale della pianta, rispetto all’impiego di macchine vibro-scuotitirici. I danni da raccolta sono maggiormente deleteri in condizioni di stress idrico prolungato come avvenuto nel 2021 e nel 2023 nel periodo di settembre-ottobre, con disseccamenti osservati più frequentemente nell’anno successivo su branche e branchette.
Sistemi irrigui e gestione dell’acqua
In questa area gli oliveti sono irrigui per un 30% della superficie e molte aziende si sono dotate di centraline meteo per la misura delle variabili climatiche e di sonde per il monitoraggio dell’umidità e della salinità del suolo. Queste consentono di ottimizzare l’impiego della scarsa e contesa risorsa idrica proveniente dall’emungimento della falda freatica, talvolta caratterizzata nella fascia costiera anche da acque il cui contenuto salino aumenta nel periodo estivo.
Temperature e precipitazioni
I cambiamenti climatici in atto negli ultimi 5 anni hanno amplificato il fenomeno dell’alternanza produttiva. Nelle aree olivicole dove non esistono impianti irrigui o una rete di distribuzione dell’acqua di uso pubblico, che possa mitigare l’effetto dell’assenza di precipitazioni, ancor più che in altre aree collinari della provincia sud di Pisa e di Grosseto, allo stress idrico si sommano gli effetti delle alte temperature, che seppure tollerate dall’olivo, possono soprattutto in alcuni periodi critici dell’anno diventare limitanti per la produttività. Ne sono esempio gli andamenti stagionali che nell’ultimo quinquennio hanno influito sulla produzione olearia secondo due principali modalità:
- l’aumento delle temperature medie invernali ha aumentato le popolazioni della mosca olearia e di altri fitofagi, un tempo considerati minori ma oggi in progressiva espansione come la cecidomia fogliare, soprattutto in oliveti poco curati o abbandonati;
- i prolungati periodi di siccità e le alte temperature durante le fasi critiche di differenziazione a fiore delle gemme, fioritura, allegagione e nei primi stadi di sviluppo del frutticino, influiscono negativamente sui processi riproduttivi e amplificano il fenomeno dell’alternanza produttiva, soprattutto nelle aree collinari e nei giovani impianti in assenza di irrigazione. Talvolta tali eventi sono precoci come nel maggio 2022, allorché si registrarono temperature di 38 °C per 3 gg. durante la fioritura e conseguente aborto fiorale dei frutticini appena allegati anche a causa di un certo grado di stress idrico subito dalle piante.
Da un’analisi fatta negli ultimi 3 anni si è osservato come siano aumentati i giorni con temperature maggiori di 32 °C, passando da 29 gg. (2021) a 57 gg. (2023) tra il 1 maggio e il 30 settembre con una riduzione dell’attività fotosintetica dell’olivo (grafico 1).
Tuttavia, le ore di esposizione delle olive ad alte temperature, che più volte durante il periodo estivo, possono superare i 35 °C per oltre 4 ore al giorno, possono fornire un vantaggio nel controllo della mosca olearia favorendo la mortalità larvale, come è avvenuto anche nell’estate 2024 (fig. 1).
La tecnica colturale
Da esperienze ventennali, irrigazione, difesa e concimazione sono le tre pratiche di maggiore impatto per conseguire alta produzione e qualità dell’olio. Ad esempio, il dosaggio dei volumi idrici si è rivelato di estrema importanza per ottenere produzioni da record (16,5 tonnellate di olive ad ettaro pari 2,2 tonnellate di olio con acidità libera inferiore a 0,4% di acido oleico) in un oliveto di 25 anni di età (278 piante/ettaro) allevato a vaso policonico nel Comune di Castagneto Carducci (LI) nel 2023. In tale anno, caratterizzato da una primavera mediamente piovosa e da un lungo periodo siccitoso e caldo dopo il 15 agosto, per ottenere questo risultato sono stati sufficienti 800 mc di acqua ad ettaro per l’irrigazione in deficit in abbinamento all’impiego del caolino in due applicazioni da 40 kg/ha (v. tabella qui di seguito).
Tab. 1 - Dati produttivi oliveto irriguo tradizionale | |
Varietà | Moraiolo/Frantoio |
Superficie (ha) | 2,67 |
Età (anni) | 30 |
Densità (pnt/HA) | 278 |
Sesto (m) | 6x6 |
Forma allevamento | Vaso policonico |
Regime irriguo | Ala gocciolante esterna |
N. irrigazioni/anno 2023 | 8 |
Volume irriguo/annuo 2023 (mc) | 800 |
Epoca raccolta 2023 | 28/10-14/11 |
Olive prodotte (q.li/ totali) | 435,84 |
Resa in olio (kg/totali) | 13,43% |
Olio prodotto (kg/totali) | 5.857 |
Acidità olio | 0,21-0,37 |
Produzione media (kg/ettaro) | 16.323 |
Olio prodotto (kg/ettaro) | 2.194 |
PLV (euro/ettaro) | 22.000 |
L’utilizzo di caolino, o altri prodotti a base di argille, è in rapido aumento principalmente per creare una barriera fisica a prevenzione dell’ovideposizione della mosca olearia. Essendo inerte, il caolino non lascia residui ed è compatibile con i disciplinari di produzione biologica. Allo stesso tempo esso aumenta la riflessione della luce e quindi riduce l’aumento eccessivo delle temperature che si verifica durante le ondate di calore e produce degli effetti climatizzanti che alleviano lo stress termico e idrico e la cascola di post allegagione.
La scarsa disponibilità di acqua oppure errori nella somministrazione possono vanificare in buona parte i vantaggi produttivi dell’irrigazione nell’olivicoltura superintensiva. In oliveti superintensivi di 7-8 anni in piena produzione con varietà autoctone (Leccio del corno, Maurino), il fabbisogno irriguo nel 2023 è stato di 2500 mc ad ettaro per evitare disidratazione dei frutti, cascola, scadimento qualitativo, alternanza di produzione. Da notare che nelle ultime annate la produzione media in Maremma di oliveti superintensivi con le suddette varietà raramente ha superato le 7 tonnellate di olive (con rese in olio del 9-10% per la cv. Maurino), dovute alla perdita di turgore dei frutti nel periodo settembre-ottobre per le elevate temperature associate a siccità.
Stress idrico controllato e difesa dai fitofagi
La tecnica dello stress idrico controllato è ormai da anni utilizzata come pratica preventiva per limitare la suscettibilità dei frutti all’attacco della mosca delle olive. In pratica ciò si ottiene facendo riferimento a precisi valori indicati dalle sonde di umidità del suolo e correlati visivamente, ad uno stato di turgore dei frutti. I rilievi sono eseguiti nell’ambito dell’attività di monitoraggio dalla mosca delle olive che i tecnici di Terre dell’Etruria attuano su circa 70 punti distribuiti sulla Costa Toscana da oltre 10 anni. Questo servizio è di notevole ausilio alle aziende se si considera che, se dovesse ripetersi un danno da mosca come avvenne nel 2014, con gli attuali prezzi di liquidazione dell’olio extra-vergine atto a divenire Igp Toscano, il danno reale ai produttori locali sarebbe quantificabile in circa 7 mln di euro.
Risultati interessanti, seppur migliorabili, sono stati ottenuti attraverso la sensibilizzazione degli olivicoltori verso pratiche agronomiche miglioratrici della produttività delle olivete soprattutto di quelle collinari, tra queste il frazionamento della concimazione, autunnale e primaverile. Anche in questo caso considerati gli andamenti termopluviometrici, i migliori risultati produttivi in olivete collinari si sono ottenuti effettuando una fertilizzazione autunnale con prodotti con azoto organico a lento rilascio e dal basso costo dell’unità fertilizzante, apportando 180 UF di azoto organico ad ettaro. L’integrazione con prodotti fogliari ad attività osmoregolatrice si sta rivelando in particolari fasi (ad esempio dall’allegagione all’indurimento del nocciolo) importante per incrementare la percentuale di allegagione e prevenire fenomeni di cascola. La tendenza attuale nella difesa è la ricerca di prodotti dal basso impatto ambientale, così come nella ricerca di formulati rameici caratterizzati da elevata persistenza (ossido di rame, rame + adesivanti) per ridurre il numero di interventi e gli apporti di rame per ettaro.
Negli ultimi anni si stanno diffondendo in alcuni oliveti della zona, in particolare intensivi e superintensivi, fitofagi un tempo considerati minori, tra cui la cecidomia fogliare (Dasineura oleae) e la margaronia (Palpita unionalis) soprattutto per i giovani impianti (vedi anche articoli a firma di Petacchi et al., Olivo e Olio 4-2024). Anche in questo caso Terre dell’Etruria grazie alla collaborazioni con istituzioni universitarie ed importanti aziende associate di impianti superintensivi, dispone oggi di un modello previsionale e di tecniche di monitoraggio che consentono di limitare il ricorso a interventi curativi. Terre dell’Etruria ha inoltre la possibilità di fornire ai propri associati e clienti, attrezzature idonee per la gestione delle infestanti del sottofilare, così come la distribuzione di prodotti per la difesa dalla mosca delle olive con l’impiego di tecniche proprie dell’agricoltura di precisione: sfruttando i dati Sentinel correlati al vigore delle piante, è possibile differenziare la quantità dei mezzi tecnici distribuiti (ad esempio prodotti adulticidi a base di esche attivate), quando applicate con apparecchiature dotate di sistema Isobus. Nel caso di grandi superfici da dover gestire, questa metodologia risulta molto utile e efficace (fig. 2).
Previsioni per la stagione 2024
Il 2024 si presenta ad oggi come un’annata di buona carica produttiva per le aziende olivicole della costa Toscana, con sufficienti precipitazioni primaverili utili per l’allegagione. Gli iniziali sintomi di stress idrico sviluppatisi negli impianti più giovani in tutto il mese di luglio e la prima metà di agosto non hanno causato fenomeni accentuati di cascola, mentre ad oggi gli impianti secolari non manifestano problemi di sofferenza idrica. Il primo attacco di mosca avvenuto nella prima settimana di luglio è stato ben controllato dalle applicazioni fitosanitarie consigliate e successivamente le temperature molto elevate a partire dall’ultima decade di luglio hanno controllato l’insetto. Le piogge del periodo 18-20 agosto e il calo termico conseguente hanno notevolmente alleviato la condizione di stress idrico, ma anche creato condizioni favorevoli per una nuova ondata di ovideposizione della mosca. Rimane quindi l’allerta per i mesi di settembre ed ottobre fino alla raccolta in cui la mosca potrà fare danni molto ingenti.
L’articolo è disponibile per i nostri abbonati su Olivo e Olio n. 5/2024
dove si può trovare maggiori dettagli sulla Cooperativa Terre dell'Etruria
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