Clima, gestione della chioma e dell’oliveto

gestione oliveto
La potatura e la gestione della chioma sono operazioni che influiscono in maniera determinante sulla produttività dell’oliveto, aspetti che sempre di più dovranno essere valutati in rapporto al clima

Stiamo entrando nel periodo dell’anno dedicato alla potatura dell’olivo, operazione che influisce in maniera determinante sulla produttività delle piante. L’ulivo è una delle specie da sempre adatte al clima mediterraneo, con estati lunghe, calde e secche e inverni miti e umidi. Gli uliveti e gli olivicoltori stanno affrontando e dovranno affrontare molti problemi nei prossimi decenni, tra cui un aumento del riscaldamento, della siccità e un aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi come ondate di calore, forti precipitazioni e ritorni di freddo. L’importanza di una buona potatura deve anche essere vista in relazione al cambiamento climatico in corso che, già da solo, contribuisce a danneggiare le produzioni.

L’olivo come bio-indicatore

L’olivo è uno dei bio-indicatori dell’evoluzione del clima nel bacino del Mediterraneo. Infatti, la notevole variabilità climatica che si verifica durante le stagioni ha un impatto significativo sulla fenologia e sulla produttività di questa coltura. L’impatto del cambiamento climatico sulla fenologia di una specie è determinante,

  • alterando la sua crescita,
  • promuovendo la presenza di parassiti secondari e la diffusione di patogeni esterni,
  • e determinando la necessità di implementare strategie per contrastare e/o mitigare i suoi effetti.

Quando potare l’olivo

Generalmente il periodo di potatura dell’olivo avviene nel momento di stasi vegetativa della pianta. Purtroppo, il susseguirsi di inverni particolarmente caldi e le primavere più precoci hanno fortemente allungato il periodo vegetativo dell’olivo, rendendo la gestione della potatura sempre più complessa anche in relazione a ritorni di freddo con gelate primaverili. L’olivo è una pianta che si adatta alle temperature invernali, ma risente delle temperature sotto gli 0 °C, come i ritorni di freddo nei mesi di marzo e aprile, che negli ultimi anni hanno danneggiato molte produzioni agricole. Quindi, se da una parte gli inverni miti ci consentono di effettuare tagli senza rischi di danni alla pianta, dall’altra la precoce ripresa vegetativa e l’emissione di nuovi germogli può essere danneggiata da ritorni di freddo compromettendo la funzionalità della pianta.

Leggi anche:

Turno di potatura

Anche i turni di potatura devono essere pensati in relazione ai cambiamenti climatici. Turni di potatura più brevi (annuali, biennali) consentiranno di mantenere l’equilibrio vegeto-produttivo della pianta.

Risulterà importante saper valutare l’intensità dell’intervento in relazione al carico dell’annata e dell’accrescimento vegetativo.

Sarà importante, dunque, rinnovare la vegetazione senza influire sulla parte produttiva cercando di equilibrare questi due aspetti per ridurre l’alternanza.

Gestione dei residui

Un tempo i residui costituivano solo uno scarto da smaltire e la loro bruciatura in campo era la modalità più utilizzata per disfarsene. Recentemente le cose sono cambiate. La necessità di ridurre le emissioni di gas climalteranti e il depauperamento della sostanza organica nel suolo ha portato a trattare i residui di potatura in modo più consono.

La loro trinciatura direttamente in campo mediante macchine trinciatrici è assai diffusa in olivicoltura e consente di recuperare parte della sostanza organica altrimenti allontanata dall’oliveto. Nelle settimane successive all’operazione l’effetto è principalmente pacciamante e aiuta a controllare parzialmente le infestanti.

La decomposizione dei residui richiede tempo e per avere effetti in termini di fertilità del suolo c’è bisogno di oltre un anno. Gli effetti di questi apporti sono molteplici, sia dal punto di vista di incremento dei nutrienti che di miglioramento della struttura del terreno a favore del mantenimento della struttura e della disponibilità idrica nel suolo anche contro eventi climatici estremi che sempre più spesso ci colpiscono, prevenendo frane, smottamenti e dilavamento del terreno.

Effetti sulla qualità

Anche le caratteristiche organolettiche possono variare significativamente da un’annata all’altra a causa degli agenti climatici causando significative variazioni nell’olio prodotto. I fattori che influenzano la qualità dell’olio d’oliva sono

  • l’ambiente di coltivazione,
  • la varietà
  • e le tecniche di gestione dell’oliveto.

La temperatura influisce sulla composizione degli acidi grassi ed è il fattore climatico più importante che influenza la qualità dell’olio.

Clima, gestione della chioma e dell’oliveto - Ultima modifica: 2024-03-07T11:39:29+01:00 da Barbara Gamberini

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome