Potare le diverse forme di allevamento

potatura olivo
Razionalizzare e ridurre il numero degli interventi cesori è l’attuale indirizzo per una gestione della chioma economicamente sostenibile. Alcune indicazioni su come operare a seconda della struttura dell’albero

La potatura dell’olivo dipende da tanti fattori di diversa natura ed è perciò normale che la tecnica si sia evoluta in funzione non solo delle tipologie di oliveto e disponibilità di attrezzature ma anche del costo degli interventi e della reperibilità di manodopera specializzata.

La tecnica di potatura è, infatti, cambiata negli ultimi 30 anni seguendo le tendenze di altre filiere frutticole. I principali cambiamenti si possono sintetizzare nella necessità di ridurre il fabbisogno di manodopera e conseguire una rapida entrata in produzione degli alberi giovani. Oggi è opportuno che la potatura sia gestita come una pratica a costo predeterminato per l’azienda e per raggiungere questo risultato bisogna programmare i diversi interventi su base pluriennale e applicare criteri di “potatura minima”. Con tale termine si intende l’insieme degli interventi di potatura che, tenendo conto della fisiologia dell’albero, minimizzano il fabbisogno di lavoro per ottenerne benefici economici. In tal modo, il tempo necessario per la potatura è ridotto al minimo indispensabile, cioè fino al punto oltre il quale viene compromessa la produttività o la salute dell’albero (vedi per approfondimenti Gucci e Cantini, 2012).

Di seguito si passano in rassegna i principi generali per eseguire la potatura secondo moderni criteri e gli specifici interventi che le più diffuse forme di allevamento richiedono.

Sviluppo dei rami e dell’albero

Alcune caratteristiche della fisiologia dello sviluppo dell’olivo rivestono una notevole importanza dal punto di vista pratico.

La crescita di piante giovani è rapida, per cui la risposta ai tagli è vigorosa. Una volta raggiunta la maturità riproduttiva, la pianta è in grado di fiorire e fruttificare, l’attività vegetativa si riduce progressivamente e la risposta ai tagli diventa meno vigorosa. Con l’andare degli anni, l’attività riproduttiva prevale in termini relativi su quella vegetativa, i rami crescono con velocità minore e la produzione tende a ridursi.

Se l’olivo non viene potato, tende a formare chiome dense e disordinate di forma ellissoidale sia per la tendenza a crescere in modo basitono che per l’abbondanza di gemme. Una conseguenza pratica di questo comportamento di crescita è che l’asse principale dell’albero o delle branche primarie non cresce così vigorosamente come i laterali per cui, per mantenerne la supremazia, si rende necessario il diradamento dei rami laterali più vicini all’apice e l’eliminazione di quelli più vigorosi inseriti nella parte inferiore del fusto. I rami a legno che si sviluppano nella parte ventrale delle branche inclinate crescono molto e diventano dei veri e propri succhioni.

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1 - Tipici rami a frutto dell’olivo.

L’olivo porta gran parte della produzione sui rami misti che consistono di una parte terminale vegetativa sviluppatasi nella stagione corrente (germoglio) e di una parte di un anno di età, che porta i frutti (foto 1). Per ciascuno di questi rami vi è un equilibrio funzionale tra la produzione corrente e la crescita vegetativa del germoglio che, a sua volta, diventerà produttivo nell’anno successivo.

Il compromesso tra riproduzione e attività vegetativa non è sempre facile da raggiungere. I rami a frutto non devono essere accorciati altrimenti la produzione dell’anno ne risente in modo significativo. Inoltre, la crescita della parte terminale rallenta dopo due o tre anni di elevate produzioni, ma l’esaurimento dei rami a frutto può essere ritardato se le condizioni sono favorevoli alla crescita vegetativa.

I tagli effettuati con la potatura riducono la superficie fogliare e, quindi, diminuiscono la capacità della pianta di assimilare carbonio e di traspirare. L’asportazione di superficie fogliare può servire ad indebolire branche o rami troppo vigorosi e ridurre il consumo idrico dell’oliveto. Un eccessivo diradamento del fogliame rallenta la crescita durante la fase di allevamento quando l’area fogliare è ancora poco sviluppata. In alberi adulti l’eliminazione di parte della superficie di solito consente di migliorare la penetrazione della luce all’interno della chioma.

La potatura minima

Le strategie a basso fabbisogno di manodopera vengono incontro alle esigenze aziendali di contenimento dei costi di produzione e di semplificazione delle operazioni di potatura. Nonostante le risposte dell’albero agli interventi di potatura siano variabili, da quanto sopra detto è possibile indicare alcune linee guida che traducono in pratica il concetto di “potatura minima”.

Durante la fase di allevamento la potatura può non essere fatta su tutte le piante, ma soltanto su quelle che presentano differenze sostanziali di sviluppo tra i settori della chioma con interventi volti ad alleggerire le parti che tendono a prendere il sopravvento. Le piante adulte in produzione possono essere potate leggermente fintanto che vi sia un adeguato rinnovo dei rami fruttiferi.

Siccome l’intensità di potatura deve essere regolata in funzione dell’età dell’albero, gli alberi giovani devono essere potati poco.

L’intensità di potatura dovrà aumentare con l’età della pianta in quanto l’attività vegetativa tende a diminuire con l’invecchiamento della chioma. Questi criteri possono essere applicati per gestire la chioma indipendentemente dalla forma di allevamento.

Potare le diverse forme

Per quanto riguarda la forma di allevamento anche per l’olivo vi è la tendenza a passare da forme di allevamento “obbligate” ad altre “libere”. Le prime sono forme in cui la struttura è costruita fin dalla fase di allevamento secondo schemi piuttosto rigidi e talvolta geometrici, le seconde invece tendono ad assecondare l’habitus naturale di crescita dell’albero senza creare gerarchie rigide tra le diverse strutture (Sansavini et al., 2012).

Tra le forme obbligate ricadono tutte quelle ancora molto diffuse nella olivicoltura tradizionale, quali il vaso, vaso cespugliato, vaso policonico e globo. Anche il monocono si può considerare una forma obbligata. Per ciascuna di queste però possiamo anche far riferimento alle loro varianti libere, in cui lo scheletro della chioma è impostato secondo i criteri della potatura a tutta cima in fase di allevamento. Ad esempio, la forma a vaso oggi è preferibilmente ottenuta in modo libero, cioè selezionando i diversi ordini di branche in modo da distribuire la vegetazione ed intercettare la luce uniformemente e assecondando il modo di vegetare dell’albero piuttosto che costringerlo ad una certa forma geometrica (calice, cilindro, cono rovescio, policonico).

Nelle forme libere il sistema di branche non supera il secondo ordine, mentre in quelle obbligate può arrivare al terzo o quarto. Tra le forme libere vi sono il vaso libero, il monocaule a chioma libera, il cespuglio, le forme in parete adatte per l’alta e l’altissima densità.

Vaso

È la forma più comune nell’olivicoltura italiana e di altri paesi. Ne esistono numerose varianti che differiscono principalmente per l’altezza del tronco, il numero e l’inclinazione delle branche primarie, la forma finale dell’albero (vedi Gucci e Cantini, 2012 per una descrizione più dettagliata). Le branche primarie sono orientate secondo le diverse direzioni ed hanno un inclinazione più o meno ampia che determina poi la forma finale dell’albero (foto 2). Esempi sono olivi allevati a paniere, a calice, a tronco di cono, e così via. Il tronco deve essere di almeno 1 m di altezza da terra per consentire la scuotitura meccanica per la raccolta.

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2 - Forma di allevamento a vaso.

La potatura di produzione degli alberi allevati a vaso deve consentire innanzitutto la penetrazione della luce nelle parti interne ed inferiori della chioma così come il rinnovo della superficie a frutto. Dopo un certo numero di anni la potatura servirà anche a riportare l’albero entro le dimensioni consentite dal sesto di impianto e soprattutto a limitare l’altezza delle diverse branche entro i 5 m da terra (se raccolti meccanicamente con vibro-scuotitori) o 4 m se raccolti a mano o con pettini agevolatori. Nelle forme tradizionali in cui è ben delineata la struttura di branche secondarie e terziarie, i tagli di potatura sono guidati dai diversi ordini di branche ovvero bisogna solo assicurare che vi sia una buona crescita della zona di rinnovo del ramo per garantire la produzione nelle diverse parti della chioma.

Vaso cespugliato

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3 - Particolare di branca del vaso cespugliato.

Non vi sono sostanziali differenze nella tecnica di potatura delle forme a vaso e quella del vaso cespugliato. Quest’ultima è una variante del vaso priva di tronco, con le branche primarie che si originano direttamente dalla zona del colletto. Fu sviluppata e si diffuse in seguito alla gelata del 1956 per ricostituire la chioma dopo i danni da freddo a partire dalla ceppaia.

È tuttora una forma utilizzata quando bisogna intervenire dopo gelate gravi (vedi il caso del 1985) e risponde molto bene alle esigenze di piccole aziende in cui si la raccolta è effettuata a mano o con pettini agevolatori, mentre non si presta per ampie superfici o nei casi in cui si intende meccanizzare la raccolta dei frutti (foto 3).

Vaso a chioma libera

Rispetto alla forma classica a vaso, il vaso libero ha una struttura meno schematica e spesso l’ordine di branche permanenti si ferma a quelle primarie in quanto le secondarie sono spesso rinnovate con tagli di eliminazione una volta esaurite. Oltre al tronco unico presenta un numero di branche primarie compreso fra 3 e 5 in modo da intercettare il massimo della radiazione luminosa in tutte le direzioni, ma inizialmente in fase di allevamento se ne lasciano di più per anticipare l’entrata in produzione. Le branche sovrannumerarie verranno poi soppresse dopo un certo numero di cicli produttivi. Anche la soppressione dell’asse centrale viene rinviata al completamento della struttura dell’albero al quinto o sesto anno dall’impianto, come nelle forme a vaso ritardato.

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4 - Olivo allevato a vaso libero con interventi di potatura minima ed idoneo per la raccolta meccanica con macchine vibro-scuotitrici.

La potatura di produzione di solito è meno severa che nel vaso classico e segue i criteri della potatura minima, cioè bada solo al rinnovo della superficie a frutto e al contenimento delle dimensioni dell’albero in altezza, spessore e ampiezza. Quindi la chioma appare più folta che nel vaso e si interviene per eliminare la vegetazione ove eccessiva o invecchiata per garantire comunque una buona ed uniforme penetrazione della luce. Come il vaso è adatto sia a forme di raccolta manuale che con macchine vibro-scuotitrici del tronco (foto 4).

Vaso policonico

È una variante della forma a vaso costituito da un unico tronco su cui sono inserite 3 o 4 branche primarie che raggiungono un altezza da terra di non oltre i 4,5 m, ciascuna delle quali è inserita con un angolo di 40-50° e rivestita di laterali più corti verso la cima  e più lunghi in basso in modo da formare un cono. Sviluppata negli anni 1930 in Toscana ed Umbria si è diffusa in Italia Centrale ove è tuttora presente in molti oliveti tradizionali. Si adatta a densità di impianto non superiori a 400 alberi ad ettaro. È una forma molto utilizzata anche nei corsi di potatura per principianti ed esperti perché molte delle sue caratteristiche consentono di spiegare bene le risposte dell’albero a certi interventi e quindi i motivi di certe scelte tecniche di potatura. I pregi di questa forma e la tecnica per ottenerla sono riportati nell’articolo di Pannelli in questo stesso Speciale. La potatura del vaso policonico può essere semplificata, ma non meccanizzata.

Monocono

È una forma a tronco unico di almeno 1 m e un asse centrale rivestito di numerose, corte branche primarie decrescenti in lunghezza dalla base verso l’apice dell’albero in modo da formare un cono (foto 5).

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5 - Olivi allevati a monocono.

L’asse centrale viene fatto sviluppare attraverso diradamenti dei rami laterali in prossimità della freccia già dall’inizio della fase di allevamento. Una volta raggiunta l’altezza finale dell’albero (non oltre 5 m) e la lunghezza massima delle branchette primarie bisogna effettuare dei tagli di ritorno in modo da contenere lo sviluppo complessivo dell’albero e rinnovare le strutture produttive. Dato l’ampio angolo di inserzione delle branche primarie sull’asse centrale è facile che si formino rami vegetativi vigorosi e succhioni che vanno rimossi.

La forma a monocono, sviluppata negli anni 1930, è tornata in auge dopo la gelata del 1985, ma attualmente non è più molto comune a causa del frequente eccesso vegetativo rispetto alla produttività per cui dà i migliori risultati in terreni non troppo fertili o climi che non favoriscono lo sviluppo vegetativo. È adatta per superfici ampie da raccogliere mediante macchine vibro-scuotitrici del tronco. La potatura può essere in parte meccanizzata.

Globo

Rispetto alla forma a vaso il globo non presenta il vuoto centrale e quindi la chioma appare piena e molto simile a quella di olivi non potati (foto 6).

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6 - Forma di allevamento a globo.

È diffuso soprattutto in zone con elevata radiazione incidente perché il fogliame protegge le strutture permanenti dal rischio di ustioni causate dalle alte temperature. Spesso la potatura non viene eseguita tutti gli anni, ma ciò può comportare il progressivo spogliamento delle parti interne. La potatura di produzione prevede il raccorciamento delle branche primarie per contenere le dimensioni della chioma e il rinnovo della superficie a frutto mediante tagli di ritorno e/o soppressione di intere branche secondarie. Come le forme a vaso è adatto sia per la raccolta manuale che con macchine vibro-scuotitrici.

Cespuglio

È una forma libera ottenuta quasi senza interventi di potatura sin dall’impianto. La pianta è lasciata vegetare quasi indisturbata ed assume una forma cespugliosa simile a quella di olivastri presenti in natura.

In fase di allevamento si interviene principalmente solo ad eliminare succhioni e polloni. In alcuni casi si alza la cortina di rami bassi per consentire una più agevole gestione del suolo e stesura dei teli per la raccolta. Dopo diversi cicli produttivi si interviene rimuovendo intere branche o in ogni caso aprendo dei varchi ampi nella parte centrale per far penetrare la luce anche nelle zone inferiori della chioma. È adatta solo per raccolta manuale o con pettini agevolatori e quindi per superfici non estese.

Sistemi a filare per l’altissima densità

Con questi sistemi di impianto il filare diventa un’unica parete vegeto-produttiva senza soluzioni di continuità come una siepe. Le distanze di impianto sulla fila sono molto ridotte (1-2.5 m). Questi sistemi sono progettati e gestiti per poter effettuare la raccolta in continuo (foto 7).

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7 - Oliveto ad altissima densità raccolto con macchina scavallatrice.

Se si utilizzano macchine scavallatrici del filare bisogna contenere le dimensioni del filare entro quelle del tunnel di raccolta e quindi è indispensabile utilizzare varietà a bassa vigoria.

La potatura di allevamento e di produzione è stata descritta in dettaglio nell’articolo Gestione meccanizzata per il superintensivo.

Se invece si utilizzano macchine a raccolta laterale le distanza sulla fila sono di 2-3 m e non è un requisito di vigoria in quanto le pareti possono arrivare fino a 5 m di altezza. In entrambi i casi è possibile prevedere la meccanizzazione parziale o totale della potatura. Sono sistemi adatti a grandi estensioni e aziende in grado di sostenere investimenti rilevanti.

Modificare la forma

La potatura di riforma, cioè per passare da una forma di allevamento a un’altra, è un intervento straordinario che deve essere attentamente valutato perché comporta costi elevati e anni di mancata o ridotta produzione.
È utile nei casi in cui sono mutate le esigenze aziendali, quali la necessità di passare dalla raccolta manuale a quella meccanica, oppure per ovviare allo scarso adattamento degli alberi a sesti molto stretti (altezze eccessive, scarsa circolazione di aria) o per consentire una migliore penetrazione della luce nelle parti interne ed inferiori della chioma. Questo vale anche per cambiare da un tipo di vaso ad un altro, mentre in generale, la riforma è molto più semplice, veloce e comporta minori oneri se si passa da una forma obbligata alla sua interpretazione libera, che non richiede la modifica della struttura primaria (tronco e branche primarie).

Potatura e alternanza

La produzione dell’olivo non è stabile nel tempo, ma varia secondo cicli biennali o pluriennali. Numerosi fattori influiscono sull’alternanza di produzione. Un raccolto elevato riduce il numero di fiori che si sviluppano l’anno seguente, così come una raccolta molto tardiva determinerà un minor numero di gemme a fiore differenziate l’anno successivo. L’inizio dell’alternanza è spesso innescata da eventi climatici, quali gelate primaverili, che riducono il carico potenziale di frutti e determinano le condizioni idonee per l’insediarsi dell’alternanza.

L’intensità di potatura deve tenere conto anche del carico di frutti, che varia con la stagione vegetativa e le condizioni colturali. Negli anni di forte carica la crescita dei rami è ridotta e la potatura dell’anno seguente dovrebbe essere limitata alla sola eliminazione dei succhioni e dei rami poco sviluppati senza sfoltire eccessivamente i rami fruttiferi.

Nella primavera successiva ad un’annata di bassa produzione, al contrario, gli alberi dovrebbero essere potati più severamente in modo da ridurre il numero di nuovi rami ed il potenziale produttivo. Bisogna notare che quanto consigliato sopra è l’opposto del modo di agire frequente degli olivicoltori, che tendono a non potare molto dopo l’anno di scarica perché aspettano un’elevata produzione e viceversa dopo l’anno di carica. Così facendo, il comportamento alternante dell’albero viene esaltato invece che ridotto.

Combinare diverse strategie

Risulta evidente come in realtà non esista un unico metodo di gestione della chioma dell’olivo. Le tecniche così come l’epoca e l’intensità possono essere combinate tra loro in modo da sviluppare le strategie più confacenti alle caratteristiche dell’oliveto ed alle esigenze organizzative aziendali. La tendenza attuale è di potare l’olivo il meno possibile al fine di ridurre sostanzialmente i costi e semplificare la gestione della potatura.

Le strategie di potatura dovrebbero essere sviluppate, almeno inizialmente, sotto la supervisione di tecnici esperti. Se l’olivicoltore non riesce ad interpretare e valutare correttamente lo stato sanitario, la vigoria e la produttività degli alberi è preferibile adottare forme di allevamento obbligate che guidano entro certi limiti gli interventi di potatura.

Una potatura leggera può comunque essere utile anche in caso di potatura annuale in quanto, riducendo il numero di tagli, riduce il tempo necessario per l’esecuzione dell’intervento. 


Le foto 2, 3, 5 e 6 sono tratte dal libro Potatura e forme d’allevamento dell’olivo di R. Gucci e C. Cantini, edizioni Edagricole - New Business Media, 2012.

 La bibliografia completa è disponibile su richiesta.


L’articolo è pubblicato su Olivo e Olio n. 2/2019

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Potare le diverse forme di allevamento - Ultima modifica: 2019-04-17T16:00:33+02:00 da Barbara Gamberini

3 Commenti

  1. Gestisco circa 200 piante di cui 140 secolari ( dai 150 ai 250 anni); avevo a che fare con alberi che svettavano per una decina di metri con un sesto, in un caso (pianura a nord di Alghero), di 9×9, mentre la restante parte è situata in collina a sud di Alghero, con sesti molto casuali (molto probabilmente si trattava di impianti che sfruttavano la presenza di olivastri spontanei, adattando quindi i nuovi innesti in sesti raffazzonati). Li ho abbassati, metodicamente, anno per anno, ad una altezza di 5/6 metri, adattandoli alla raccolta con bacchiatori pneumatici. Per la potatura, annuale, seguo la saggezza dei vecchi: l’albero secolare ti suggerisce lui stesso come deve essere potato. Per i restanti 60 alberi più giovani che ho piantato o innestato io stesso, seguo il sistema a vaso adatto per la cultivar predominante che è la ‘bosana’, vale a dire un vaso tradizionale molto ricco.

  2. Buongiorno l’anno scorso ho fatto innestare una rama di ulivo e le marze hanno attecchito tutti e due ,chiedo se ne posso lasciare solo uno grazie del consiglio

    • Gentile Andrea, se l’intenzione era di ottenere un singolo innesto vitale, può certamente selezionare la marza che ha dimostrato il migliore attecchimento e che presenta visivamente il migliore sviluppo, ed eliminare l’altra.
      Abbia cura di tagliare la marza indesiderata, con forbici pulite, appena sopra il punto di innesto, senza cioè intaccare il tessuto cicatriziale che si è precedentemente formato tra il portinnesto e la marza.

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