Residui di potatura dell’olivo, aumento del sequestro di carbonio e resilienza dell’oliveto

residui potatura olivo
A sinistra: materiale di potatura sistemato in andane fra i filari per la successiva trinciatura in un oliveto (6 × 5 m, asciutto) allevato a vaso dicotomico nel Sud Italia; destra: materiale di potatura di diametro > 6-8 cm che non sarà trinciato.
La programmazione dei turni di potatura e la corretta gestione dei residui rappresentano una opportunità per il mantenimento della sostanza organica del suolo

Il destino della biomassa dei residui di potatura dipende da tanti fattori a seconda delle caratteristiche dell’oliveto, delle tecniche di coltivazione e dell’organizzazione aziendale.

Il destino della biomassa dei residui di potatura dipende da tanti fattori a seconda delle caratteristiche dell’oliveto, delle tecniche di coltivazione e dell’organizzazione aziendale. Alcune realtà sono già attrezzate per la trinciatura in loco di tale materiale, ma spesso le biomasse sono smaltite mediante bruciatura nell’oliveto senza alcun beneficio se non quello, appunto, dello smaltimento.

In seguito a questo, si assiste anche ad una discussione sull’eventuale impiego della biomassa dei residui di potatura come produzione di (bio)energia (es. corrente elettrica, gas) (Amirante et al., 2016; Contreras et al., 2020) o biomolecole. L’impiego di biomassa ai fini energetici consentirebbe la riduzione del consumo di combustibili fossili auspicata e sostenuta dall’Unione Europea le cui politiche puntano ad aumentare l’uso di energie rinnovabili e biomasse (EU, 2014).

L’Ecoschema 3

In qualche misura, anche le recenti disposizioni e misure di sostegno della Pac impegnano gli olivicoltori a non bruciare in loco il materiale di potatura presupponendo una loro valorizzazione all’esterno. Un esempio è costituito dall’Ecoschema 3 - Salvaguardia olivi di particolare valore paesaggistico (vedi “Una cinquina ecologica nel piano strategico Pac” di Frascarelli e Pisante, Olivo e Olio n. 3-2022 p. 34).

Tuttavia, l’allontanamento della biomassa dei residui di potatura dall’oliveto verso vari destini non considera l’impoverimento del sistema oliveto che ne consegue. Pertanto, la presente nota focalizza l’importanza del riciclo in campo del materiale di potatura in un’ottica di sostenibilità dell’ecosistema oliveto.

Dati dell’Eco 3

Ad un anno dall’introduzione dei regimi di aiuto comunitari connessi alla mitigazione del cambiamento climatico e la tutela dell’ambiente, l’Ecoschema 3, di stretta pertinenza del settore olivicolo, è risultato quello che ha riscontrato una maggior corrispondenza (circa il 90%) fra le superfici programmate e quelle richieste dalle aziende.

Questo Ecoschema, attraverso i suoi impegni, risponde ad alcuni dei settori di intervento della nuova politica comunitaria per quanto riguarda

  • il mantenimento dei depositi di carbonio esistenti,
  • il miglioramento del sequestro di carbonio da parte degli ecosistemi coltivati
  • e la protezione e conservazione della biodiversità e del paesaggio agrario.

In totale le superfici olivate che hanno aderito a questo Ecoschema sono più di 602.727 ha (fonte Agea), impegnandosi al rispetto di cicli di potatura biennale, a non eseguire la bruciatura in loco dei residui di potatura e nel divieto di infittimenti. In linea di principio, gli impegni previsti sono in linea con gli obiettivi ambientali e di tutela del paesaggio, tuttavia l’impegno a “non bruciare in loco” apre alla possibilità di portare fuori dall’oliveto i residui di potatura e quindi di sottrarre all’oliveto una importante fonte di carbonio. È stato calcolato che allontanare 3 tonnellate di sostanza secca di materiale di potatura ad ettaro all’anno equivale a circa 1,3 tonnellate di carbonio pari a 4,9 t di CO2 equivalente, che vengono portate via dall’oliveto, senza considerare l’asportazione dei frutti.

Nella pratica

Se l’allontanamento fosse limitato al legno di diametro maggiore destinato a sostituire combustibili fossili per riscaldamento, potrebbe essere accettabile da un punto di vista ambientale (foto in apertura). In aggiunta, questo si configurerebbe come uno dei servizi ecosistemici dell’oliveto (ossia di approvvigionamento) il cui rafforzamento è centrale nella Pac.

Emerge che privare l’oliveto del carbonio dei residui di potatura (oltre a quello dei frutti) impoverisce nel tempo il deposito di carbonio del suolo. Nel grafico 1 si riportano dati relativi alla variazione del deposito di carbonio nel suolo (30 cm di profondità) in un oliveto irriguo in ambiente Mediterraneo (~ 540 mm/anno di pioggia, temperatura media annua circa 18 °C). In funzione della gestione (allontanati/bruciati o trinciati in loco) dei residui di potatura (~ 3,5 t ha-1 di sostanza secca), l’apporto di sostanza organica (compost o letame) ipotizzato nella simulazione è stato di circa 15 t (peso tal quale) per anno. Nel calcolo si è considerato una concentrazione iniziale di carbonio nel suolo di 1,3%.  (...)


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Leggi anche: Il ruolo della sostanza organica nella concimazione dell’oliveto

Residui di potatura dell’olivo, aumento del sequestro di carbonio e resilienza dell’oliveto - Ultima modifica: 2024-02-27T08:00:39+01:00 da Barbara Gamberini

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