«Se siamo qui oggi è perché c’è una tensione di mercato importante di cui voi conoscete meglio di me le cause e perché, evidentemente, dobbiamo affrontare più di qualche disfunzione. Non ci si può costantemente limitare a fotografare quello che non funziona. Dobbiamo costruire soluzioni. Questo incontro e gli altri che seguiranno ha questo obiettivo: disegnare insieme una nuova strategia per l’olio italiano. Facendoci carico dei limiti evidenti ma anche delle straordinarie potenzialità. Ad iniziare dal ruolo che devono avere innovazione e ricerca, per rendere qualitativamente sempre più competitivo il settore. La nostra sarà una novità vera». Questa l’introduzione fatta dalla Ministra Teresa Bellanova alla riunione del Tavolo Olio convocato al Mipaaf questa mattina per un confronto sulla situazione attuale e sulle prospettive di settore.
Attingere dalle esperienze del mercato del vino
«Proprio perché abbiamo l’esperienza più che positiva di altri segmenti», ha proseguito la Ministra Bellanova, «io dico: Ocm olio come per il vino. Alla Commissione europea abbiamo chiesto di potenziare l’Ocm olio con contributi diretti agli agricoltori per la ristrutturazione, la riconversione e l’impianto di nuovi oliveti, l’ammodernamento dei frantoi oleari. Ma anche per interventi volti alla conservazione del paesaggio, al miglioramento della sostenibilità ambientale, alla formazione e al trasferimento delle innovazioni. La dotazione finanziaria di 34,59 milioni di euro dovrà essere incrementata attraverso un trasferimento di fondi dallo Sviluppo Rurale».
Quindi, per l’individuazione trasparente del prezzo unico indicativo di riferimento a livello italiano, la Ministra ha proposto, raccogliendo l’adesione dei presenti, l’attivazione della Commissione Unica nazionale, procedendo con un tavolo tecnico da attuare nel giro di dieci giorni.
Quanto ai controlli a tutela del prodotto italiano, «per difendere l’olio italiano dobbiamo mettere fuori gioco chi inganna i consumatori. Per questo voglio ringraziare l’Icqrf del lavoro che fa su questo fronte così come gli altri organismi di controllo, perché il falso olio è un nemico da battere. Allo stesso modo c’è bisogno di più protezione, perché i casi di furti che riempiono le pagine di cronache queste settimane sono allarmanti. Su questo punto – ha affermato Bellanova - ci confronteremo presto anche con la Ministra Lamorgese».
Durante la riunione è emersa anche la proposta di rivedere alcuni parametri per la classificazione dell’olio extravergine d’oliva in seno al Consiglio Oleicolo Internazionale (Coi). La Ministra Bellanova si è detta disponibile ad approfondire, perché la difesa della competitività dell’olio extravergine made in Italy è una priorità assoluta. «Peraltro anche sul sistema delle nomine del Coi - ha aggiunto - abbiamo più di qualche perplessità».
Stringere le maglie dei criteri di qualità:
la richiesta di Unaprol
La revisione dei parametri per la classificazione dell’olio come extravergine è stata portata al tavolo di confronto al Ministero da Unaprol, che chiede in particolare di garantire il nome “extravergine” ad oli con acidità sotto lo 0,4%, dimezzato rispetto allo 0,8% attuale
«Gli oli di oliva non sono tutti uguali e la definizione di extravergine deve tornare a essere riservata solo a quelli migliori con acidità massima fra lo 0,3% e lo 0,4 % - spiega David Granieri presidente di Unaprol – bisogna intervenire sul Coi perché con gli standard internazionali che permettono di etichettare come extravergine quello con acidità fino allo 0,8% c’è poca chiarezza sulle caratteristiche dell’olio di oliva e si favoriscono speculazioni e inganni.
L’attuale limite dello 0,8% è tale da includere una vasta porzione dell’olio prodotto a livello globale; sarebbero maglie troppo larghe che – afferma Granieri - «includono produzioni intensive come quelle spagnole che da sole rappresentano più di un terzo delle oltre 3 milioni di tonnellate spremute a livello mondiale». L’analisi condotta da Unaprol evidenzia che nei soli primi otto mesi dell’anno c’è stato un balzo del 45% nell’arrivo in Italia di olio iberico per un quantitativo di oltre 298 milioni di chili spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con immagini in etichetta e marchi storici, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati. Il risultato - per Unaprol - è un’invasione sugli scaffali dei supermercati di prodotti di scarsa qualità a prezzi stracciati proprio nel momento in cui sta arrivando l’olio nuovo nazionale.
Italia Olivicola chiede sostegno alle Op
e impegno sulla tracciabilità
Sostenere con maggiore vigore l’aggregazione dei produttori, attraverso il sistema delle organizzazioni di produttori e delle cooperative, garantire trasparenza e tracciabilità dei flussi di oli provenienti da altri Paesi e attuare tutte le procedure eccezionali riconosciute agli agricoltori che nell’ultimo biennio hanno subito gravi calamità, dalla Xylella in Salento, alle gelate 2018 nelle province di Bari e Bat fino alle calamità naturali in Calabria e Sicilia. Sono queste le richieste contenute nel documento che i rappresentanti di Italia Olivicola hanno consegnato alla Ministra Teresa Bellanova, questa mattina.
Per contrastare l’arrivo incontrollato di oli comunitari ed extracomunitari, che spesso viene trasformato in prodotto italiano, invece, oltre ad una battaglia per allargare la registrazione telematica a tutti i Paesi produttori europei, secondo Italia Olivicola basterebbe «prendere come riferimento statistico, per i controlli, i dati di produzione e di rese produttive di cooperative e Op, perché sarebbe più semplice isolare i soggetti che presentano dati distanti dalle medie».
«In Italia abbiamo la fattura elettronica, ma la bolla è ancora cartacea – spiegano i responsabili di Italia Olivicola -. Se la cisterna sbarcata in Italia non viene monitorata, un minuto dopo l’arrivo a destinazione la bolla cartacea non esisterà più e, con essa, anche la stessa cisterna. E difficilmente forze dell’ordine e Icqrf potranno risalire all’origine del prodotto. Basterebbe un indirizzo mail, un numero di fax o una APP banalissima a cui tutti gli operatori, 24 ore prima di caricare o scaricare una cisterna, devono essere costretti a comunicare qualità, quantità e mezzo di trasporto del carico in oggetto – concludono nel documento consegnato alla Ministra -. Questo sistema molto elementare, semplice, senza aggravi per le imprese, eliminerebbe il 90% delle operazioni illecite e consentirebbe agli organi dello Stato un controllo reale e mirato».