Le cultivar, le condizioni pedoclimatiche, lo stadio di maturazione, l’integrità delle drupe, le tecniche colturali, le modalità di trasformazione e conservazione. Sono questi i fattori determinanti la qualità delle olive da mensa. Ma, benché siano tutti importanti, per l’olivicoltura da mensa è di particolare rilievo la difesa fitosanitaria. Lo ha evidenziato Veronica Vizzarri, ricercatore del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria - Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura (Crea-OFA) di Rende (Cosenza) in occasione del webinar “La difesa fitosanitaria dell’olivo” organizzato dal Crea nell’ambito del progetto Alive.
Mosca olive, fattore limitante per olivicoltura da mensa
Quali sono i principali problemi da risolvere per la difesa fitosanitaria delle olive da mensa? A questa domanda Vizzarri ha risposto che il fitofago principale dell’olivo è senza dubbio la mosca delle olive (Bactrocera oleae), perciò la difesa da essa è il fattore limitante per l’olivicoltura da mensa.
«Prima di affrontare le metodologie di difesa da attuare in olivicoltura da mensa, è utile cercare di delimitare quali sono i livelli di dannosità sopportabili in un prodotto di grande qualità e delicato come le olive da mensa verdi. I livelli tollerabili di difetto estetico e di consistenza della polpa (da tenere sotto controllo anche dopo la trasformazione) sono veramente ristretti nei confronti dell’attacco della mosca, non solo per i fori di uscita, ma anche per le semplici punture di ovideposizione».
Due soglie per l’olivicoltura da olio, una per quella da mensa
Infatti, ha spiegato Vizzarri, «mentre nell’olivicoltura da olio si distinguono due soglie, cioè una per interventi preventivi contro gli adulti (1-2% di olive con uova e/o larve neonate) e una per interventi curativi ovolarvicidi (7-14% di olive con uova e/o larve di 1ª-2ª età), nell’olivicoltura da tavola si adotta un’unica soglia di tolleranza dell'ordine dell’1-2% di drupe colpite, indipendentemente dalle finalità preventive o curative del trattamento.
In aree pandacie, cioè a forte pressione del dittero, è di grande ausilio l’irrigazione, che, facendo raggiungere prima la pezzatura desiderata, consente di sfuggire in parte alle più dannose infestazioni di inizio autunno; in assenza di irrigazione spesso le drupe, all’inizio delle piogge, aumentano in volume insieme alle infestazioni».
Le tecniche di controllo della mosca
Le tecniche di controllo della mosca sono volte quasi totalmente a evitare l’attacco, ha sottolineato Vizzarri.
«Tali tecniche sono: agronomica (con la raccolta anticipata delle olive), biologica (con l’impiego di nemici naturali della mosca), microbiologica (facendo ricorso al fungo entomopatogeno Beauveria bassiana), biotecnica (cattura massale o “attract and kill” con abbattimento degli adulti), repellente (con utilizzo di caolino, bentonite, zeoliti o composti del rame), a base di agrofarmaci naturali (spinosad), chimica (acetamiprid, fosmet).
Naturalmente occorre programmare le operazioni di difesa in funzione del tipo di produzione, integrata o biologica, che si vuole ottenere».
Leggi anche: Mosca delle olive, il metodo “push-pull”