«Le particolari condizioni climatiche che hanno caratterizzato l’intero anno hanno avuto dirette ripercussioni sulla campagna olearia da poco conclusasi. In Basilicata si è verificato un vero e proprio crollo per la raccolta e la trasformazione delle olive, con conseguenze negative per la filiera, accentuate dall’esplosione dei costi e dall’inflazione galoppante causata anche dal conflitto armato in Ucraina. Se non si interviene subito, a vari livelli, con il primario coinvolgimento della Regione Basilicata, rischiamo fra qualche mese di fare i conti con situazioni di crisi ancora più gravi».
È quanto sostiene il consigliere regionale lucano M5S Gianni Leggieri, che aggiunge: «L’olio lucano rappresenta una eccellenza che va tutelata in tutti i modi. Per questo motivo ho protocollato una mozione, affinché la massima istituzione locale si faccia carico dei problemi e delle preoccupazioni di tutti i protagonisti del settore olivicolo.
La fotografia scattata da Coldiretti e Unaprol, in base ai dati Ismea, presenta un quadro poco confortante. È stato rilevato, infatti, che in Basilicata il calo produttivo si è attestato attorno al 40% e che quest’anno la stima è di 3.551 tonnellate di olio di oliva prodotto, rispetto alle 5.919 tonnellate dello scorso anno».
Leggieri: «In Basilicata campagna sotto le aspettative»
Il settore olivicolo, con le sue produzioni di qualità, continua Leggieri, è una punta di eccellenza per la Basilicata e ha un impatto economico rilevante sull’intero territorio regionale anche in termini di esportazioni.
«Ecco perché vanno messe in campo le azioni più idonee, a maggior ragione dopo la campagna olivicola 2022 molto sotto le aspettative.
Un’ultima riflessione va fatta a proposito del deprecabile fenomeno del falso Made in Italy. La commercializzazione pure in Basilicata di olio ottenuto da olive straniere, visto che compaiono le etichette con le diciture “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari”, “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”, comunque obbligatorie per legge, danneggia le produzioni locali e inganna i consumatori. Occorre, dunque, intervenire senza tentennamenti e la Regione deve fare la sua parte».