L’olivo è soggetto a diverse avversità biotiche, con un’importanza economica più o meno circoscritta e localizzata in funzione dell’areale di coltivazione.
Per quanto riguarda l’ambito entomologico, la mosca dell’olivo (Bactrocera oleae Gmelin) è certamente l’insetto chiave della coltura a livello globale; altre avversità, quali la tignola dell’olivo (Prays oleae Bernard), la cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae Olivier), e altri fitofagi e fitomizi secondari quali la piralide, il rodilegno e il cotonello, possono poi contribuire ad arricchire il panorama dei parassiti che frequentano gli oliveti (Haniotakis, 2005).
Infine, per completare il quadro, occorre richiamare l’importanza delle sputacchine (e.g., Philaenus spumarius L.) ormai tristemente note soprattutto in Italia meridionale come vettore di Xylella fastidiosa (Saponari et al., 2014; Krugner et al., 2019).
In questo contesto si innesta la recente comparsa della cimice asiatica Halyomorpha halys Stål (Rhynchota: Pentatomidae), in grado di pungere e danneggiare anche le drupe di olivo. (…)
Gestione della cimice asiatica nell’oliveto
Premettendo che la cimice asiatica è un insetto di paesaggio e che, quindi, si sposta tra le colture frequentate e danneggiate. Nei nostri ambienti, la presenza di cimice asiatica sostanzialmente coincide con la presenza di drupe negli oliveti.
Infatti, l’allegagione delle olive nelle regioni del Nord Italia avviene tra metà maggio e inizio giugno, quando le cimici svernanti sono già uscite dai ricoveri invernali e hanno iniziato sia ad alimentarsi che a riprodursi. Alla fine della fioritura dell’olivo quindi si possono già riscontrare oltre alla generazione svernante (cimici dell’anno precedente) anche la prima generazione della stagione in corso, con forme giovanili di diversa età. Con il progredire della stagione si assiste quindi a una contemporanea presenza anche della seconda generazione dell’anno, e quindi di un coacervo di diversi stadi, diverse età di sviluppo, e diverse generazioni.
La fenologia dell’olivo, con una raccolta dei frutti tardiva rispetto a molte altre colture agrarie, offre infine un substrato alimentare fino a ottobre inoltrato.
Pertanto l’olivo, pur non essendo, ad oggi, la coltura di maggior interesse per la cimice asiatica, è potenzialmente esposto agli attacchi di questo fitomizo per un periodo temporale piuttosto prolungato. E sono state diverse le segnalazioni di presenza di cimice in oliveti, sia come ovature deposte sulle foglie di olivo sia come forme giovanili e adulti in alimentazione. (..)
Attuali strategie di lotta
Ad oggi, la gestione della cimice asiatica si basa principalmente sulla difesa chimica e sull’utilizzo di barriere fisiche; tuttavia, il contenimento con prodotti insetticidi spesso si è rivelato inefficace, vista l’elevata mobilità dell’insetto e la sua elevata polifagia, mentre l’adozione di reti anti-insetto non è praticabile in numerose colture, tra cui gli impianti tradizionali di olivo. (...)
I lanci della vespa samurai
Può essere condotta con nemici naturali autoctoni (nativi del nostro ambiente) o alloctoni (esotici, come la cimice asiatica). Negli ultimi anni diverse prove di efficacia sono state effettuate con lanci di Anastatus bifasciatus e Ooencyrtus telenomicida, due parassitoidi oofagi già presenti sul territorio italiano. Questi parassitoidi sono generalisti (..), tra gli antagonisti specifici, Trissolcus japonicus sembra essere un promettente agente biologico di contenimento della cimice, raggiungendo percentuali di parassitizzazione comprese tra il 50% ed il 90% (..).
Questo parassitoide, conosciuto come ‘vespa samurai’, è stato rinvenuto per la prima volta nel Nord Italia, in Lombardia e Friuli-Venezia Giulia nel 2018, raggiungendo diverse regioni italiane nel corso dell’anno 2019. Grazie a questa accidentale e naturale presenza sul territorio italiano è stato possibile avviare l’iter per autorizzare rilasci specifici di questo prezioso alleato sul nostro territorio. (…)
L’introduzione di questo parassitoide non eradicherà la popolazione di cimice asiatica, ma creerà un nuovo equilibrio biologico, in cui il risultato auspicato è di ridurre la popolazione di cimice entro un limite tale da non rappresentare più una minaccia per l’agricoltura. L’introduzione della vespa (…).
L’articolo è pubblicato su Olivo e Olio n. 4/2020
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