Emilia-Romagna, nel 2021 è cresciuta (+5-10%) la superficie coltivata a olivo

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L’Emilia-Romagna, che già comprende due Dop, vede crescere di anno in anno la superficie coltivata a olivo
Per la Confagricoltura dell’Emilia-Romagna, la coltivazione dell’olivo diventa sempre più interessante per gli areali collinari vocati. Sarà un’annata di scarsa produzione, ma si prevedono una resa di estrazione soddisfacente e una qualità ottima

L’Emilia-Romagna vanta due comprensori olivicoli d’eccellenza, quelli delle Dop “Brisighella” e “Colline di Romagna”. Ma, oltre essi, vede crescere di anno in anno sia le superfici coltivate a olivo sia la cultura della qualità dell’olio extravergine di oliva. Nel 2021 sono cresciute del 5-10%, raggiungendo in totale 4.500 ettari suddivisi tra le colline romagnole (oltre il 50% nella provincia di Rimini, il 30-35% in costante aumento nel Forlivese e nel Cesenate e più del 10% nel Ravennate) e le colline bolognesi dove gli oliveti hanno fatto la loro ricomparsa solo di recente.

Olivo sempre più presente su colline dell’Emilia-Romagna

Gianluca Tumidei
Gianluca Tumidei

«La coltura diventa sempre più interessante per gli areali a più alta vocazione delle nostre colline, bisogna perciò incentivarla – dichiara il presidente della sezione olivicola di Confagricoltura Emilia Romagna, Gianluca Tumidei –. Sarà un’annata di scarsa produzione, con un calo produttivo stimato oltre il 50%, a causa della siccità che ha colpito anche la nostra regione. Ma ci si aspetta una resa di estrazione soddisfacente, pari al 14-15%, e un olio dalle elevate caratteristiche qualitative e organolettiche».

Anche in Emilia-Romagna adeguata dotazione idrica

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Olivo secolare in agro di Brisighella (Ra)

In Emilia-Romagna è appena partita la raccolta delle olive, in anticipo sugli altri anni per prevenire gli attacchi della mosca delle olive che si diffonde rapidamente con il clima caldo-umido di inizio autunno. Ma a preoccupare i produttori sono anche le stagioni estive particolarmente siccitose, come le ultime. Quindi occorre garantire un’adeguata dotazione idrica soprattutto nelle zone vocate più fragili: «Con l’innalzamento delle temperature anche l’olivo necessita di costante irrigazione, – sottolinea Tumidei – almeno 10 millimetri di acqua ogni dieci giorni».

Annata 2021-2022: meno prodotto, ma qualità più elevata

L’olio extravergine di oliva emiliano-romagnolo dell’annata 2021-2022 darà sorprese positive sotto il profilo qualitativo, assicura Tumidei. «C’è meno prodotto rispetto all’anno scorso, ma la qualità è elevata. Sarà un olio extravergine ricco di profumi, dal sapore amaro e piccante, con più polifenoli, nutraceutico e salutare».

Emilia-Romagna, nel 2021 è cresciuta (+5-10%) la superficie coltivata a olivo - Ultima modifica: 2021-10-05T09:51:13+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

2 Commenti

    • Gentile Alfredo,
      le ragioni per cui nella Romagna il costo della molitura è molto più alto che altrove sono almeno due, ma entrambe trovano origine nel fatto che la produzione di olive della Romagna è molto modesta, esigua, rispetto a quello di altre aree olivicole italiane, come la Murgia barese, la Daunia foggiana, il Salento, il Materano, ecc., dove l’olivicoltura è molto più estesa e le produzioni ben più abbondanti.

      Sulla base di questa premessa, cioè la ridotta disponibilità di olive da molire in Romagna, i frantoiani romagnoli non riescono a realizzare economia di scala, cioè a spalmare i costi di molitura (energia elettrica, manodopera, ammortamento macchine, ecc.) su una grande quantità di prodotto (numero di quintali di olive da molire) e, quindi, a tenere bassi tali costi per unità di prodotto (il singolo quintale di olive). In pratica devono suddividere i costi non su un elevato ma su un basso numero di quintali di olive, e quindi i costi, soprattutto quelli fissi, pesano di più su un numero basso di quintali. Questa ragione vale sia che i frantoiani romagnoli abbiano impianti di molitura non molto innovativi e quindi non molto produttivi per unità oraria, cioè l’ora di lavorazione (ma con costi di ammortamento bassi), sia che ne abbiano innovativi e molto produttivi per unità oraria (ma con costi di ammortamento più alti).

      La seconda spiegazione è che in Romagna c’è sicuramente un più basso livello di competizione tra i frantoiani. In Puglia in ogni Comune olivicolo ci sono almeno 4-5 frantoiani, che cercano di attirare gli olivicoltori abbassando i prezzi della molitura. Invece in Romagna i frantoiani, sia nel loro insieme sia per ogni singolo Comune olivicolo, sono certamente in minor numero, per cui fanno leva, per attirare il cliente olivicoltore, non sui prezzi bassi ma sul bisogno dell’olivicoltore di molire le olive.

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