La distribuzione del valore lungo le diverse fasi della filiera olivicolo-olearia, individuandone le principali declinazioni e articolazioni ed evidenziando i margini di crescita e le potenzialità inespresse soprattutto nella fase distributiva. È quanto ha analizzato l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) in uno studio condotto nel 2001 sul comparto olivicolo-oleario italiano.
L’organizzazione dello studio Ismea sulla filiera dell'olio di oliva bio
Lo studio di Ismea è finalizzato all’analisi della catena del valore dell’olio biologico nella filiera italiana e si compone, pertanto, di una parte descrittiva della filiera, di una sezione di analisi dei principali flussi di prodotto e delle categorie di operatori che contribuiscono alla generazione di valore del prodotto “Olio bio” e di una sezione di maggior dettaglio finalizzata a evidenziare per alcuni segmenti di filiera, attraverso dati raccolti con interviste dirette, la distribuzione del valore tra i vari operatori economici.
Le analisi sono state condotte sui dati disponibili per la filiera in oggetto, al 30 maggio 2021, riguardanti le strutture produttive, i flussi economici, le principali categorie di operatori e la distribuzione del valore nelle varie fasi della filiera, dalla produzione primaria allo scaffale.
Tre i principali modelli di filiera
Dallo studio emerge, innanzitutto, che non esiste un solo tipo di filiera olivicolo-olearia. Infatti i principali modelli di filiera identificati e oggetto di indagine da parte di Ismea sono tre.
La filiera corta
Le aziende agricole commercializzano direttamente il proprio prodotto. Queste aziende spesso non hanno un frantoio di proprietà e si affidano, per la molitura delle olive, a frantoi locali mentre per l’imbottigliamento del prodotto utilizzano generalmente piccoli impianti di proprietà con un utilizzo limitato alle esigenze di vendita.
La filiera dei frantoiani
I frantoi si trovano sempre più negli ultimi anni al centro della filiera perché da loro dipende la qualità della produzione e perché presidiano la fase della lavorazione della gran parte della produzione totale fungendo, quando non sono essi stessi degli imbottigliatori, da fornitori per la grande impresa imbottigliatrice. In questo ultimo flusso gli attori della filiera sono dunque esclusivamente i frantoiani e le aziende agricole da cui vengono acquistate le olive.
La filiera industriale
È questo il modello di filiera più rilevante in termini di volumi e fatturati che vede come attori principali i confezionatori/imbottigliatori, i quali acquistano l’olio sfuso dai frantoi direttamente o attraverso mediatori, le Organizzazioni di produttori poiché in molti casi sono proprio le Op a commercializzare l’olio per conto dei propri associati, e le aziende agricole che forniscono la materia prima.
L’olivicoltura biologica in Italia
Ma, giusto per introdurre la lettura dello studio Ismea, quanto conta l’olivicoltura biologica in Italia? Secondo lo studio Ismea l'olivicoltura biologica rappresenta in Italia la terza coltura per estensione (escludendo i prati pascoli) dopo le colture foraggere e i cereali. Nel 2019 con i suoi 242.708 ha l'olivicoltura rappresentava il 12% di tutta la Superficie agricola utilizzata (Sau) biologica italiana pari a 1.993.263 di ettari.
Le superfici biologiche a olivo da olio, dall'anno 2010 all'anno 2019, sono raddoppiate. Tuttavia, come per il resto delle colture, a partire dal 2018 si rileva una fase di stabilità delle superfici: l'incremento tra il 2018 e il 2019 delle superficie biologiche (comprese quelle in conversione) è stato dell’1,5%, mentre nel complesso la Sau biologica italiana è cresciuta dell’1,8%.
L'analisi della distribuzione per area geografica delle superfici a olivo da olio biologico in Italia indica una concentrazione sul totale del 67,5% al Sud, del 17,1% nelle Isole (con circa il 16% in Sicilia) e del 14,1% al Centro.
Come per l'olivicoltura convenzionale (Istat, Spa 2016), le prime sette regioni in termini di ettari di superficie coltivata a olivo da olio biologico sono:
- Puglia (72.282),
- Calabria (70.981),
- Sicilia (38.389),
- Toscana (16.036),
- Campania (9.643),
- Lazio (8.921)
- e Umbria (6.151).