La Repubblica Popolare Cinese è ormai una realtà di mercato da cui non si può prescindere, per dimensioni, sviluppo demografico ed economico e le imprese italiane del settore olivicolo oleario sono obbligate ad assegnargli una posizione di primo piano nei propri piani strategici di sviluppo.
Tuttavia, le scelte in merito alle modalità con cui affrontare la selezione dei canali, del posizionamento, della comunicazione, ad esempio, sono alquanto complicate da prendere, causa le numerose variabili – tra l’altro difficili da conoscere e valutare – che costringono tutte le aziende ad assumere decisioni in condizioni di incertezza.
Evoluzione demografica e crescita economica
Bastano pochi dati per capire l’importanza del gigante asiatico e quale sia la posta in gioco. Una popolazione che nel 2019 aveva raggiunto 1,4 miliardi di abitanti, con un’incidenza pari al 18% della popolazione mondiale e - aspetto ancora più rilevante – con una tendenza in aumento che negli ultimi 30 anni ha fatto registrare una media di circa 10 milioni di abitanti all’anno in più (The World Bank, 2021). L’aspetto più indicativo sul piano strategico-logistico, oltre all’entità dell’aumento, è che questo sia avvenuto e avvenga in maniera proporzionalmente maggiore nei centri urbani, dove si concentra ormai il 60% dell’intera popolazione cinese.
In più, siamo di fronte ad una popolazione giovane, visto che la fascia di età più numerosa è quella tra i 16 ed i 59 anni, ovvero il 64% rispetto alla popolazione totale. Gli over 65 infatti, raggiungono sono il 12,6 %, mentre la quota dei giovani sotto i 16 anni è pari al 17,8%.
Giovani, collocati per lo più nei centri urbani e oltremodo sempre più benestanti è il profilo più comune dei consumatori cinesi, considerato che siamo difronte ad un paese che colleziona incrementi annuali del PIL che oscillano tra il 6-7%, di cui oltre la metà è proviene dal settore terziario (National Bureau of Statistics of China, 2020).
Ad accompagnare un simile sviluppo, il progressivo incremento del reddito pro capite, passato dai circa 22 mila yuan del 2015 agli oltre 30 mila del 2019, con un incremento del 40% in soli 4 anni. Siamo difronte a cifre oggi impensabili in occidente, che ci riportano agli anni del boom economico e del dopoguerra. (...)
Opportunità per il settore food e per l’olio extravergine
Ma dove stanno indirizzando i consumatori cinesi questa loro cospicua, maggiore disponibilità economica? Intanto sappiamo che è concentrata soprattutto nei centri urbani e per un’importante parte nelle tasche dei più giovani, notoriamente più sensibili e inclini alle novità e alle mode. Significativo in tal senso che, dall’analisi della composizione della spesa pro-capite effettuata nel 2020, la quota più consistente sembra essersi indirizzata al settore del Cibo (food), che insieme al tabacco e ai liquori, ha rappresentato il 28,2% del totale (National Bureau of Statistics of China, 2020).
È un segnale importante da non trascurare da parte delle aziende olivicolo-olearie nazionali, considerato l’appeal della cucina italiana e la necessità di smarcare un’offerta di extra vergine italiano da un mercato di massa costituito quasi totalmente da prodotto spagnolo di fascia medio-bassa.(...)
Leggi l’articolo completo su Olivo e Olio n. 6/2021
Dall’edicola digitale al perché abbonarsi
L'autore è Direttore operativo presso CEQ - Consorzio Extravergine Qualità