La promozione e la valorizzazione dell’olio extravergine di oliva, dei luoghi di produzione e delle attività di oleoturismo (cioè del turismo dell’olio extravergine di oliva) dell’Emilia-Romagna. È la finalità dell’appena costituito Consorzio olio extravergine di oliva Emilia-Romagna (Coer).
Coer per la cultura della qualità
«Cultura, qualità, territorio e turismo, sono espressione di un progetto che va oltre la raccolta delle olive, la loro spremitura e l’imbottigliamento dell’olio extravergine di oliva – dichiara il direttore generale del Coer Antonietta Mazzeo –. Il Coer vuole far crescere in Emilia-Romagna la cultura della qualità dell’olio extravergine di oliva.
Perciò intende assistere e supportare i soci olivicoltori e frantoiani promuovendo e incentivando la visita ai luoghi di produzione, agli oliveti, ai frantoi, nonché alle esposizioni e ai musei dedicati all’olio extravergine di oliva.
Vuole altresì promuovere e sostenere le iniziative di carattere didattico, culturale e ricreativo, i servizi di degustazione e commercializzazione delle produzioni olivicole e degli oggetti materiali a esse attinenti. Nella certezza che questa forma secolare di coltivazione sia fondamentale per conservare, difendere e salvaguardare la biodiversità del territorio emiliano-romagnolo».
Emilia-Romagna, terra di lunga tradizione olivicola
Promuovere la cultura della qualità dell’olio extravergine di oliva in Emilia-Romagna non è una forzatura, perché questa regione vanta già una lunga tradizione nella coltivazione dell’olivo, sostiene Mazzeo.
«È documentato che sin dal 1500 l’olivo era coltivato nelle nostre terre e in particolare gli olivi abbondavano fuori dalle mura di Bologna. Oltre che in Romagna, che già annovera la Dop “Colline di Romagna” e la Dop “Brisighella”, la coltivazione dell’olivo si sta estendendo negli ultimi anni anche sulle colline e nella pianura fra Bologna e Piacenza.
A breve una nuova Dop premierà le produzioni di qualità dei colli di Bologna e dintorni. I cambiamenti climatici in atto stanno favorendo l’espansione verso nord della coltura, che quindi trova un ambiente sempre più idoneo dove prima era rara».
Sulla spinta della legge per l’oleoturismo
Un numero crescente di agricoltori, aggiunge Mazzeo, realizza piccoli oliveti, con non più di 1.000-1.500 piante, ma ben curate. «Questi olivicoltori sono molto attenti al recupero delle antiche varietà da tempo coltivate nelle loro zone, che il Cnr sta studiando per valorizzarle, e alla produzione di oli extravergini di oliva di alta qualità.
Ebbene, il Coer, prendendo spunto dalla recente legge sull’oleoturismo, vuole favorire la cultura della qualità dell’olio extravergine di oliva facendo conoscere quanto di bello si fa nella nostra regione. Il 2021 sarà l’anno della costruzione dei progetti, dal 2022 speriamo di avviare in maniera decisa l’oleoturismo».