Si è tenuta ieri a Roma, presso il Tempio di Adriano, l’audizione pubblica di riconoscimento della denominazione Olio di Roma Igp, progetto che mira a valorizzare la produzione olivicola regionale con un marchio di grande visibilità. Obiettivo dell’evento, promosso da Op Latium alla presenza dei funzionari del ministero delle Politiche agricole, è stata la verifica finale del disciplinare di produzione e il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta "Olio di Roma", prima del passaggio, entro un mese, alla Commissione Ue per la valutazione e l’iscrizione nell’apposito Albo comunitario.
La superficie stimata per l’Olio di Roma Igp è di circa 50mila ettari, individuati nel dettaglio dal disciplinare. Si tratta non solo delle superfici olivicole della provincia di Roma, ma anche di quelle delle altre province laziali: Rieti, Latina, Viterbo e Frosinone. Le cultivar autoctone individuate per l’Igp sono Itrana, Carboncella, Moraiolo, Caninese, Salviana, Rosciola e Marina, che insieme alle varietà Frantoio e Leccino dovranno costituire almeno il 70% dell’olio con il nuovo marchio.
«Oltre 100 Comuni hanno già dato supporto a questa iniziativa che rappresenta una grande opportunità, soprattutto per quelle province e quei territori che non avevano nessuna possibilità di avere una denominazione protetta – spiega David Granieri, presidente di Unaprol e di Op Latium – Sono passati quasi due anni dall'inizio di questo percorso, con la collaborazione dell’Arsial, oggi è una tappa fondamentale che arriva dopo un lungo processo di concertazione e condivisione con il supporto del Mipaaf. Il riconoscimento della denominazione è uno strumento a vantaggio delle imprese che aggiunge valore e aumenta la loro competitività». Il Lazio è la quinta regione in Italia per produzione, con una superficie investita ad olivo di 80mila ettari e la presenza sul territorio di oltre 68mila aziende olivicole.