Produzione in netta crescita per l’olio di sansa nella campagna 2017-2018, che si chiude con un aumento del 137% rispetto all’annata precedente. Lo ha sottolineato Assitol, L’Associazione italiana dell’industria olearia, in occasione del terzo meeting di Eurolivepomace (European federation of olive pomace oil and olive biomass), la federazione europea del settore, che vede l’Italia alla vicepresidenza. L’importante appuntamento si è tenuto il 19 giugno a Beja, in Portogallo, con un confronto che ha coinvolto la Spagna con l’Aneo, la Grecia (Spel) e la portoghese Anida. Affrontate nel dibattito le prospettive future del settore, che guarda con interesse agli impieghi alternativi del sansa, in particolare quello energetico, e ai temi ambientali.
«All’incontro abbiamo ribadito la centralità del ruolo delle nostre aziende nella filiera olivicolo-olearia», osserva Michele Martucci, presidente del Gruppo sansa e vicepresidente della federazione. «Intendiamo mantenere la nostra vocazione alimentare, rafforzando però il percorso degli usi alternativi. La nostra è una filiera virtuosa, che può dare nuovo slancio al filone della sostenibilità e dell’energia verde».
La sansa è un sottoprodotto della lavorazione delle olive in frantoio. Quello che si potrebbe considerare uno scarto, al contrario, nell’ottica dell’economia circolare, è valorizzato dal lavoro delle aziende che trasformano la sansa e ne estraggono un olio alimentare e, in aggiunta, una biomassa di origine vegetale. Inoltre l’olio di sansa, da sempre, apre la strada all’olio d’oliva nei nuovi mercati, soprattutto in Asia e, in generale, nei Paesi non ancora abituati al gusto dell’extravergine. Nel 2017, secondo i dati Assitol, nel complesso sono state destinate all’export 40mila tonnellate di olio di sansa.
La capacità di dare una “seconda vita” ai sottoprodotti dell’olivo è stato uno degli argomenti principali della riunione di Eurolivepomace. Negli ultimi anni, infatti, le aziende hanno puntato sulla produzione di energia termica grazie al reimpiego delle sanse disoleate, a basso impatto ambientale, che le imprese utilizzano al loro interno. Già oggi, il 50% della sansa disoleata è destinato alla produzione energetica per usi civili, la restante metà all’autoconsumo in azienda.
Per queste ragioni Assitol ha proposto una politica di investimenti in ricerca e sviluppo incentrati sui sottoprodotti. «I fondi europei – ricorda Martucci – potrebbero aiutarci a migliorare i nostri prodotti, ad accrescere l’impiego energetico della sansa, in un’ottica di rispetto dell’ambiente e di contrasto al cambiamento climatico, e ad esplorare meglio le potenzialità nutraceutiche dell’olio di sansa, parte integrante della famiglia degli oli d’oliva».