Segmento Dop e Igp, si può crescere

produzione olio certificato
Aumentano i volumi di produzione degli extravergine con indicazione geografica, ma sono pochi i marchi che trainano il segmento. La Dop Terre di Bari è quella con i volumi più rilevanti, l’Igp Toscano la supera in valore

Tra i numerosi punti di forza del settore olivicolo italiano c’è da annoverare, forse ai primi posti, l’ampia gamma varietale che, grazie alle quasi 500 varietà, fa dell’olio di oliva italiano il più ricco, in termini di aromi sapori e profumi, dell’intero panorama mondiale.

Ricchezza che si rivela esprime anche nell’alto numero di oli con riconoscimento comunitario. A fronte, però, di un elevato numero di riconoscimenti (42 Dop e 5 Igp).

L’ultima Igp ad arricchire il panorama delle indicazioni geografiche (Ig) italiane dell’olio è stata quella dell’Olio di Puglia di cui la Commissione europea ha approvato la domanda d’iscrizione nel registro delle Indicazioni geografiche protette (Igp) a fine dello scorso anno.

L’alto numero di riconoscimenti, il più alto d’Europa perché sia Spagna che Grecia ne contano 31, si traduce però in una produzione di olio certificato che non supera il 2%-3% del totale (tra 10.000 e 12.000 t).

Il peso sale di alcuni punti percentuali ragionando in termini di valore. Negli anni, nonostante l’aumento del numero di riconoscimenti, i volumi non sono aumentati in modo significativo.

Olio certificato, bilancio nazionale e dettagli regionali

Dai dati presentati nel rapporto Ismea/Qualivita, emerge, ad esempio, che nel 2018 la produzione certificata è stata pari a 12.000 tonnellate, il 22% in più rispetto alle 10.000 dell’anno prima.

Analizzando i dati in termini di anno di certificazione va considerato che il bacino produttivo a disposizione del 2018 è stato quello della campagna 2017/2018 che, ricordiamo, è stata molto abbondante con quasi 430.000 t di olio prodotto nel complesso.

Scorrendo, quindi, la lista delle produzioni a Dop e Igp per il 2018 si evidenzia una crescita piuttosto diffusa rispetto all’anno precedente. E rapportando i volumi Ig al totale ecco che ci troviamo nella percentuale sopra indicata.

Evoluzione della produzione totale di olio Ig

In termini di valore, invece, con 86,2 milioni di euro stimati per la produzione considerata allo stato “sfusa”, si sale al 5% rispetto a un valore complessivo di 1,6 miliardi. Scendendo lungo la filiera si considera un valore del consumo che supera i 140 milioni di euro. La destinazione finale delle Dop si stima sbilanciata sul mercato interno sebbene oltre il 40% sembra prendere la via dell’estero.

Fin qui i numeri rispetto alle macro-variabili del segmento degli oli di oliva extravergine con marchi Dop e Igp.

produzione olio certificato per regione

Osservando nel dettaglio, però, si delinea un quadro più preciso della geografia delle Ig che ha delle connotazioni un po’ differenti rispetto alla distribuzione che si ha per la produzione complessiva di olio di oliva.

Certo, non stupisce che la prima regione produttrice sia la Puglia con una percentuale sul totale del 41%. Del resto la metà della produzione nazionale di olio di oliva proviene da questa regione. Scendendo però la graduatoria si evidenzia che in seconda posizione si colloca la Toscana con il 21% del totale olio dell’olio certificato, a fronte di un 6% del totale olio di oliva. Segue al terzo posto la Sicilia che si aggiudica il 19% di olio Ig.

La concentrazione a livello regionale dipende senza dubbio dal fatto che, tradizionalmente, la produzione di olio Ig è una partita tra poche denominazioni. Basti considerare che le prime cinque assorbono il 76,4 dell’intera produzione e che, da sole, le prime due arrivano già al 59%.

La produzione di olio Ig certificato per regione
Regione Numero di Dop e Igp Produzione certificata 2018 (t) Var.% 2018/2017
Puglia 6 5.171 27,2
Toscana 5 2.686 22,0
Sicilia 7 2.362 15,6
Liguria 1 475 45,6
Umbria 1 462 1,5
Lombardia, Trentino A.A. e Veneto (Dop Garda) 1 267 1,7
Lazio 4 257 34,1
Calabria 4 252 137,1
Sardegna 1 142 4,3
Campania 6 132 -36,2
Veneto 1 123 41,4
Abruzzo 3 100 10,4
Molise 1 27 -20,3
Emilia Romagna 2 21 -0,4
Marche 2 18 -52,7
Lombardia 1 7 -24,0
Friuli Venezia Giulia 1 1,7 -12,6
Totale 47 12.506 21,7
Fonte: Ismea su dati Organismi di Certificazione.

Leader in volumi è ormai stabilmente la Dop Terre di Bari con 4.800 t nel 2018, seguita dall’Igp Toscano con 2.500 t. Se passiamo al valore, invece, tale differenza non solo si annulla ma addirittura l’Igp Toscano con 22,6 milioni di euro supera di poche migliaia di euro il Terre di Bari. Del resto il prezzo alla produzione dell’olio certificato toscano è quasi il doppio di quello che rileva per il prodotto pugliese.

Da sottolineare che in molti areali il prezzo del prodotto certificato non si discosta in modo significativo da quello “convenzionale” e questo scoraggia molti produttori che non vedono la convenienza economica a portare a termine l’iter della certificazione e a sostenere i relativi costi. I prezzi di vendita, peraltro, degli oli Ig hanno una variabilità molto elevata la cui motivazione non è sempre capita dal consumatore.

Le principali Ig nell’olio di oliva nel 2018
Dop/Igp Produzione 2017 (t) Produzione 2018 (t) Var.%  Quota 2018
(%)
Terra di Bari 3.876 4.830 24,60 38,60
Toscano 2.081 2.511 20,70 20,10
Val di Mazara 1.082 1.166 7,80 9,30
Sicilia 329 571 73,60 4,60
Riviera Ligure 326 475 45,60 3,80
Umbria 455 462 1,50 3,70
Garda 262 267 1,70 2,10
Valli Trapanesi 257 265 3,50 2,10
Dauno 130 258 98,70 2,10
Monti Iblei 298 247 -17,30 2,00
Olio di Calabria 40 213 433,60 1,70
Sabina 139 175 25,40 1,40
Sardegna 136 142 4,30 1,10
Veneto 87 123 41,40 1,00
Chianti Classico 87 118 34,80 0,90
Colline Salernitane 110 84 -23,20 0,70
Valle del Belice 66 70 7,30 0,60
Altri 515 527 2,30 4,20
Totale 10.277 12.506 21,70 100
Fonte: Ismea su dati Organismi di Certificazione.

L’olivicoltura italiana, soprattutto nella parte Ig, rappresenta un’eccellenza nell’ambito dell’agrifood nazionale e internazionale, non solo per gli elementi legati alle caratteristiche di qualità espresse dalla filiera produttiva, ma anche per tutti gli aspetti legati alla cultura, alla tradizione e al territorio che il prodotto esprime. A fronte di questo patrimonio di valori immateriali che l’olio d’oliva ben simboleggia, la filiera non sembra, però, essere riuscita a individuare un percorso di valorizzazione complessivo del prodotto, comunicando in modo adeguato ed efficace i "plus" al consumatore.

Marketing delle Ig, si può migliorare

Negli ultimi anni, il Mipaaf – in collaborazione con Ismea – ha attivato una serie di iniziative con lo scopo di promuovere una crescita consapevole della domanda di prodotto. Con questo obiettivo, Ismea ha realizzato nel 2018 un set di azioni volte all’osservazione del vissuto del consumatore e del comportamento d’acquisto, per capire le tendenze in atto con i buyer della distribuzione e gli esperti della filiera, analizzando la descrizione del prodotto che viene fatta dai media tradizionali e digitali. Si tratta di attività propedeutiche e di supporto a successive ed eventuali attività di informazione, comunicazione e promozione.

In tema di olio Ig, le potenzialità di crescita non sono sfuggite alla Gdo, al cui interno diverse marche hanno avviato – negli ultimi anni – un percorso di presentazione, valorizzazione e comunicazione al consumatore offrendo anche un assortimento più ampio rispetto in termini di etichette e di “lineare dedicato”.

Agli oli Dop e Igp è destinato, infatti, il 17% delle referenze ad un prezzo medio del 140% in più rispetto all’extravergine comunitario. Gli operatori della Gdo sono consapevoli che il segmento dell’olio extravergine sia in grande evoluzione e che una fetta non trascurabile di consumatori manifesti un grande interesse per le differenti declinazioni della qualità dell’olio di oliva.

Ma ancora non basta. Le indagini effettuate hanno messo in evidenza che c’è ancora un importante gap informativo nel consumatore che va colmato. Proprio con questa finalità che il Mipaaf ha affidato, sempre a Ismea, la campagna informativa e di comunicazione “Olio su Tavola - i capolavori dell’extravergine“.

La campagna si propone di far scoprire al consumatore il variegato patrimonio di oli di qualità prodotto dai nostri territori, per costruire attorno all’extravergine italiano quell’allure che il mondo del vino ha conquistato da tempo. E le Ig devono ritagliarsi un ruolo sempre più importante in questo scenario.

Leggi l’articolo su Olivo e Olio n. 2/2020

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Segmento Dop e Igp, si può crescere - Ultima modifica: 2020-03-19T15:48:32+01:00 da Barbara Gamberini

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