«Chiediamo un prezzo unico per l’olio extravergine di oliva, a prescindere dal grado di acidità. Siamo convinti che questa anomalia può finire per avvantaggiare interessi legati alle pratiche della contraffazione che sta uccidendo il vero Made in Italy, quello che si ricava da olive tracciate italiane».
Riccardo Guglielmi, presidente della associazione nazionale Frantoiani italiani olio di qualità (Fioq) e coordinatore del Dipartimento Frantoiani di Agrocepi, interviene con convinzione sulla “questione” del prezzo fissato e diramato dalla Commissione Olio della Borsa Merci delle diverse piazze all’origine.
Fioq, l’anomalia del doppio prezzo
«Da tempo come frantoiano e come rappresentante di frantoiani chiedo l’istituzione della Commissione unica nazionale (Cun) sull’olio di oliva. È una priorità per rivedere l’impalcatura dell’intero sistema volto a quotare la materia trasformata – spiega Guglielmi –. Attualmente un sistema che presenta anomalie che provocano disfunzioni e circoli viziosi, che potrebbero finire per agevolare pratiche non lecite.
Una di queste anomalie riguarda proprio il doppio prezzo per olio extravergine di oliva con due range di acidità: attualmente il listino quota l’extravergine con acidità massima allo 0,8% tra un minimo di 4,10 euro e un massimo di 4,30 euro. L’extravergine con acidità massima allo 0,4% viene quotato tra 4,70 e 4,90 euro.
La domanda che mi pongo è questa: se la dicitura di olio extravergine è normata per legge ed ancorata a determinati indici, perché nasce la necessità di creare due distinte quotazioni? Il mio dubbio è che questo secondo prezzo, più basso, finisca per agevolare pratiche illegali volte a trasformare “magicamente” olio non italiano in italiano. Su questo aspetto, così come sull’urgenza di istituire la Cun, continueremo a pressare le istituzioni e gli organi preposti».