Se non si faranno analisi, monitoraggi, eradicazioni e innesti in tempi utili, quindi entro aprile-maggio 2021, anche in zona contenimento, tutta la Piana degli olivi monumentali morirà sotto la spinta dell’infezione del batterio Xylella fastidiosa. È l’allarme che lancia Carmela Riccardi, presidente dell’Associazione Libero Comitato Anti-Xylella, di fronte all’intensificarsi delle infezioni fra gli olivi plurisecolari e persino millenari della Piana.
L’ultima speranza, l’innesto di cultivar resistenti
Dove sono i bandi, i protocolli e le risorse finanziarie, si chiede Riccardi, per salvare la Piana degli olivi monumentali che è un «bene comune»?
«Abbiamo pochissimo tempo e per il monitoraggio della Xylella si ha necessità di liberalizzare nascenti laboratori privati. Occorre incentivare i singoli olivicoltori a fare celermente le analisi le piante. Così potranno individuare nei propri campi quelle certamente sane su cui tentare l’ultima delle speranze: l’innesto di cultivar resistenti. Un tentativo di recente proposto dal presidente del Gal Alto Salento Enzo Iaia. La Piana degli olivi monumentali brucia. Per fortuna “Apulia Film Commission” ha promosso diversi film che riprendono i nostri olivi monumentali, così ce li ricorderemo e li faremo vedere ai nostri nipoti. E ai turisti che racconteremo? Diremo che se vorranno vedere la Puglia basterà vedere dei film».
Piana olivi monumentali accerchiata da Xylella
Perché i Governi non danno risposte tempestive a questo disastro, si chiede ancora Riccardi? «Il Salento è bruciato e ora brucia la Piana degli olivi monumentali. Il batterio è ormai alle porte di Bari e si allarga verso la Basilicata. I piccoli e grandi focolai di Monopoli a nord, e quelli di Ostuni, Carovigno, Cisternino e Fasano, hanno praticamente accerchiato e chiuso la Piana a tal punto che i tempi di annientamento saranno enormemente più brevi rispetto agli altri territori già devastati. Perché tutto questo succede?».
Promesse tante, investimenti miseri e non pianificati
Si continuano a commettere errori, denuncia Riccardi. «L’epidemia di Xylella non si contiene. I monitoraggi sono incompleti e spesso interrotti. Le eradicazioni vengono paurosamente ritardate. Le responsabilità si perdono nei meandri burocratici. Le misure di contenimento sono poco incisive soprattutto a ridosso della linea di demarcazione della zona infetta. Tante sono le promesse. Ma gli investimenti sono miseri e le miserie non vengono neppure redistribuite con una seria pianificazione sia delle strategie di contenimento del batterio sia dei piani di rigenerazione agraria dei territori desertificati».
Un disastro che non interessa ai governi
Perché non interessa ai governi locali, regionali e nazionali questo disastro ambientale, paesaggistico, agricolo ed economico? «Non esiste un’informazione istituzionale certa. Non abbiamo un quadro convalidato dei risultati della stessa ricerca scientifica sulla Xylella. Continuiamo a fare proposte di merito e di metodo – conclude Riccardi – ma non abbiamo ancora interlocutori istituzionali e non istituzionali per un confronto serio e costruttivo. E tutto questo lo chiediamo da troppo tempo».