Xylella, al via decreto Mipaaf per finanziare ricerca

xylella ricerca
In molti incroci controllati i “genitori” sono i semenzali spontanei con promettenti caratteri di resistenza, per cercare di ampliare e trasferire tali caratteri nella progenie
Il decreto del Mipaaf definisce criteri e procedure per la concessione di 20 milioni di euro a favore di programmi di ricerca e sperimentazione diretti alla lotta e al contenimento della diffusione della Xylella fastidiosa, come previsto dal Piano di rigenerazione olivicola

Il Mipaaf ha dato il via al decreto che definisce criteri e procedure per la concessione di 20 milioni di euro di contributi a programmi di ricerca e sperimentazione diretti alla lotta e al contenimento della diffusione della Xylella fastidiosa, come previsto dal Piano di rigenerazione olivicola.

Xylella, il progetto di ricerca ResiXO

Numerose sono le attività di ricerca per contrastare la diffusione della Xylella. In tale direzione un notevole contributo alla rinascita dell’olivicoltura salentina può darlo, evidenzia Giovanni Melcarne, agronomo, olivicoltore e frantoiano leccese da anni impegnato nella ricerca di soluzioni al problema Xylella.

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Semenzali spontanei di olivo verdeggianti e produttivi, probabilmente resistenti a Xylella fastidiosa, fra altri infettati e seccati dal batterio. La loro ricerca e valutazione è uno dei due assi di ricerca del progetto ResiXO

Il progetto ResiXO, «che riprende ricerche da me prima avviate autonomamente, è finanziato dalla Regione Puglia e vanta come direttore scientifico Federico Lanotte, ricercatore del Cnr-Ipsp di Bari. ResiXO si basa su due assi principali:

  1. la ricerca di piante spontanee resistenti al batterio
  2. e la valutazione della possibilità di salvare gli olivi monumentali con innesti.

Incrementare la disponibilità di germoplasma con caratteri di resistenza è indispensabile: riguardo a questo primo asse di ricerca sono fiducioso che otterremo buoni risultati, anche a breve-medio termine.

La presenza in queste piante spontanee di frutti con notevole biodiversità dal punto di vista morfologico lascia ben sperare per il futuro. Però nella ricerca di semenzali spontanei le segnalazioni vengono per lo più da agricoltori hobbisti, quasi niente perviene da tecnici e da aziende che vivono e fanno reddito con l’olivicoltura!

Finora parecchi genotipi sono apparsi interessanti, adesso ne stiamo valutando le rese e i profili degli acidi grassi, perché possono realmente interessare genotipi non solo resistenti, ma anche capaci di produrre molte olive dalle quali poter ricavare olio extravergine di oliva di qualità.

Dobbiamo produrre olio, non fare i giardinieri del Salento! Le piante che producono frutti piccoli io le trascuro, non le considero per nulla poiché non le ritengo utili dal punto di vista produttivo.

Ovviamente sui genotipi più interessanti finora individuati si stanno eseguendo i test di patogenicità, i cui esiti verranno resi noti alla fine delle sperimentazioni in corso».

Un piano di miglioramento genetico autofinanziato

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Incroci controllati: il programma è partito con 2.500 genotipi ottenuti da incrocio utilizzando almeno un parentale resistente

Sempre con l’obiettivo di aumentare la disponibilità di germoplasma con caratteri di resistenza Melcarne ha avviato da tre anni, un piano di miglioramento genetico autofinanziato, con la collaborazione scientifica del Cnr-Ipsp di Bari e in particolare del primo ricercatore Maria Saponari.

«Siamo partiti subito con 2.500 genotipi ottenuti da incrocio utilizzando almeno un parentale resistente.

Otto di essi sono già in produzione, tanto che abbiamo ottenuto dati produttivi, organolettici e persino riguardanti il profilo degli acidi grassi, con sorprese molto interessanti.

Nel 2021 abbiamo esteso le combinazioni di incrocio con altri 600 genotipi, le cui piante sono state inoculate con insetto vettore (la sputacchina) infetto e dal 2022 saranno valutate dal punto di vista della resistenza a Xylella.

Oltre a Leccino e Fs-17, lavoriamo anche su incroci i cui “genitori” sono i semenzali spontanei con promettenti caratteri di resistenza, per cercare di ampliare e trasferire nella progenie stessa i caratteri di resistenza, oggi limitati alle due suddette cultivar.

Sulla progenie che appare più interessante effettuiamo i testi di patogenicità in serra per accelerare i tempi di crescita delle piante. Infatti vogliamo appurare l’eventuale resistenza, ma anche selezionare le piante che hanno un tempo giovanile breve, proprio per ridurre il tempo di entrata in produzione. È inutile portare avanti genotipi che ci mettono 10 anni per entrare in produzione!».

Xylella, al via decreto Mipaaf per finanziare ricerca - Ultima modifica: 2022-07-21T17:48:14+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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