Si tratta pur sempre di proiezioni basate su dati storici, ma quelle contenute nel documento rilasciato dalla Direzione generale Agricoltura della Commissione europea (scaricabile qui a lato) contiene indicazioni interessanti sulla dinamica del mercato dell'olio di oliva in Italia, Grecia e Spagna da qui al 2020.
La metodologia utilizzata per le proiezioni differisce sulla base del dettaglio delle fonti disponibili in ognuno dei tre paesi.
In particolare, i dati che differenziano le superfici irrigate da quelle non irrigate sono disponibili solo per la Spagna.
In sintesi, proprio per la Spagna, esportatrice netta di olio, si ritiene che la produzione media possa gradatamente passare dal milione e 463mila tonnellate di quest'anno a 1.677.000 tonnellate nel 2020, con consumi interni che per il 2020 saranno di 632mila tonnellate ed esportazioni in aumento dalle attuali 840mila tonnellate a oltre il milione.
Per l'Italia si prevede un progressivo calo della produzione dalle attuali 538mila tonnellate annue a 477mila per il 2020. Parallelamente, il differenziale fra le importazioni e le esportazioni si assottiglierà leggermente e il nostro Paese è atteso nel 2020 importare 493mila tonnellate annue esportandone 358.
Considerato il calo medio dei consumi interni, che passeranno da 660mila tonnellate (nel 2011) a 620mila nel 2020, l'Italia si configura nel periodo come un importatore netto di olio di oliva.
Per la Grecia è atteso un calo produttivo annuo dalle attuali 310mila tonnellate alle 270mila del 2020, di pari passo con i consumi interni, previsti passare da 228mila a 202mila tonnellate annue.
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