Potatura leggera dell'oliveto post-raccolta, primo trattamento contro funghi e batteri, potatura invernale di produzione, secondo trattamento contro funghi e batteri, concimazione invernale e nella prima fase della ripresa vegetativa.
Sono queste le operazioni colturali da non trascurare nell’oliveto, in Sicilia e altrove, dopo aver effettuato la raccolta e fino alla ripresa dell’attività vegetativa, per garantirsi una buona resa per l’annata successiva, secondo quanto ha consigliato l’agronomo Biagio Pulvirenti in occasione del seminario “Gestione sostenibile dell’oliveto e valorizzazione delle produzioni olivicole” organizzato dall’Associazione produttori olivicoli (Apo) Catania.
Potatura leggera nell’oliveto post-raccolta
«Durante la raccolta gli scuotitori o abbacchiatori causano una notevole defogliazione e la rottura di rametti e germogli, tanto che diversi olivicoltori non vogliono più utilizzarli o ne limitano l’uso alle piante più piccole e dotate di rami più flessibili.
Deve essere perciò cura dei produttori olivicoli compiere una leggera potatura per eliminare tutti i rametti rotti per evitare che secchino sulla pianta e diventino veicolo di infezioni fungine».
Primo trattamento contro funghi e batteri
Dopo bisogna provvedere a eseguire un trattamento contro le malattie fungine e batteriche, «per prevenire attacchi dell’occhio di pavone, che è sempre latente, della rogna dell’olivo e della lebbra o marciume secco, quest’anno presente in diversi areali della Sicilia.
Il trattamento fungino, particolarmente utile perché si sono verificate di recente abbondanti piogge, va effettuato con prodotti rameici, come poltiglia bordolese o ossicloruro di rame».
Potatura invernale di produzione
Poi, in tempi diversi a seconda dell’areale olivicolo, ha ricordato Pulvirenti, l’olivicoltore deve passare alla potatura di produzione, da eseguire durante l’inverno. «Questa è una pratica colturale che in Sicilia e altrove scoccia gli olivicoltori, perché costituisce per essi un costo non indifferente, ma è importante non trascurarla.
La potatura non deve essere né effettuata ogni cinque anni né improvvisata, come ancora spesso accade. Va realizzata ogni anno, con l’ausilio di forbici e motoseghe elettriche. La pianta dell’olivo ha bisogno di essere costantemente arieggiata e illuminata all’interno, per evitare la formazione di un microclima che favorisca lo sviluppo di malattie fungine e per migliorare l’attività di fotosintesi delle foglie. Non a caso le olive che crescono meglio e producono più olio sono quelle poste all’esterno della chioma.
La potatura di produzione serve altresì a tenere bassa la chioma per facilitare la raccolta, sia essa manuale o meccanica, ad aumentare la quantità delle olive e a migliorarne la qualità, a mantenere equilibrate le piante in maniera da evitare o ridurre l’alternanza di produzione, di cui i produttori si lamentano spesso».
Secondo trattamento contro funghi e batteri
Anche dopo la potatura di produzione, ha consigliato Pulvirenti, «è opportuno un secondo trattamento fungino e batterico preventivo, da eseguire con prodotti rameici. Occorre realizzarlo in modo da “lavare” bene le piante, per garantire una copertura rameica che impedisca lo sviluppo di attacchi fungini e/o batterici».
La concimazione dell’oliveto
A fine inverno, ha ricordato Puvirenti, è consigliabile fare la concimazione dell’oliveto.
«Per capire di quali elementi minerali ha bisogno l’olivo occorre che gli olivicoltori facciano eseguire l’analisi chimica del terreno, almeno una volta ogni cinque anni. Essa è indispensabile per appurare la disponibilità nel terreno di elementi minerali e sostanza organica.
Grazie a queste analisi abbiamo scoperto che in Sicilia nei terreni alluvionali, di pianura, c’è abbondanza di potassio e che, in generale, nei terreni siciliani c’è buona presenza di calcio ed eccesso di fosforo, mentre c’è carenza di azoto e di sostanza organica.
Per compensare ciò che nel terreno manca va bene somministrare concimi granulari a spaglio e letame maturo, ma non basta. Agli olivicoltori soci dell’Apo Catania siamo riusciti a far capire l’importanza delle concimazioni fogliari, soprattutto in pre-mignolatura, in post-fioritura e durante l’allegagione, per combattere le microcarenze minerali».