Dopo un fine inverno particolarmente piovoso e un periodo primaverile nella media, l’improvviso peggioramento meteorologico dell’ultima decade di maggio ha favorito la comparsa di processi infettivi riferibili a diverse patologie fungine dell’olivo.
Conseguentemente in estate sono attese manifestazioni evidenti della presenza di avversità quali l’occhio di pavone, la lebbra e la cercosporiosi.
Cercosporiosi
In particolare le sporificazioni fungine di cercospora (Mycocentrospora cladosporioides) sono state già riscontrate nel mese di aprile. La malattia si manifesta sulle foglie con estesi ingiallimenti della pagina superiore che non rispettano l’andamento delle nervature, a volte demarcati da zone di tessuto che assume colorazione verde brillante (foto 1).
In corrispondenza, sulla pagina inferiore, si formano macchie vellutate di colore grigiastro che tendono a confluire e a conferire un aspetto uniforme al tessuto vegetale da cui fuoriescono le sporificazioni fungine.
Le foglie nella fase terminale dell’attacco assumono colorazione marrone, disseccano e cadono a terra (filloptosi); in alcuni casi sono stati osservati danni anche a carico dei frutti su cui si formano tacche depresse color cuoio.
Nel corso degli ultimi anni la malattia è stata riscontrata in numerosi comprensori olivicoli destando la preoccupazione dei produttori ed è quindi opportuno porre attenzione alla presenza di sintomi in campo già a partire dal periodo estivo per ottimizzare il controllo delle epidemie. La difesa nei confronti della cercosporiosi viene tradizionalmente eseguita in maniera indiretta quando si effettuano trattamenti fitoiatrici per il controllo dell’occhio di pavone; tuttavia quando si manifestano infezioni gravi ed estese, possono rendersi necessari interventi mirati, disgiunti da quelli per il contenimento del cicloconio. Risultati soddisfacenti nella lotta alla cercosporiosi si ottengono eseguendo due trattamenti specifici, nei mesi di luglio e ottobre, irrorando la vegetazione con prodotti fitosanitari a base di sali di rame.
Rogna e tignola
I violenti temporali estivi o eventuali improvvise grandinate, in grado di provocano ferite sulla vegetazione favoriscono la proliferazione di tubercoli di rogna, malattia di natura batterica causata da Pseudomonas syringae subsp. savastanoi. Interventi di lotta possono essere effettuati impiegando composti del rame (poltiglia bordolese, ossicloruri, ossiduli) subito dopo il verificarsi di un evento traumatico. Il rame non ha capacità battericide ma è grado di inibire la replicazione batterica prevenendo l’inizio di un nuovo processo infettivo.
Nel periodo estivo i fitofagi da tenere sotto stretta osservazione sono numerosi. Della seconda generazione di tignola (Prays oleae) si è già parlato nella rubrica del mese scorso (cfr. maggio-giugno) suggerendo di intervenire al superamento della soglia compresa tra il 7% e il 15% di olive infestate con insetticidi esteri fosforici. Il monitoraggio del fitofago si esegue con l’impiego di trappole a colla innescate con il feromone sessuale della specie ed eseguendo campionamenti settimanali di 100 drupe/ha durante il periodo di volo degli adulti. In estate le larve che si accrescono all’interno dei frutti giungono a maturità e fuoriescono in prossimità del peduncolo per andare ad impuparsi, provocando la cascola precoce dei frutti infestati.
La mosca
Con l’arrivo del periodo estivo la mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) inizia la sua attività riproduttiva. Un primo attacco da parte del fitofago può iniziare infatti non appena le olive raggiungono dimensioni tali da consentire la deposizione delle uova e lo sviluppo delle larve. La femmina è in grado di deporre dopo pochi giorni dall’accoppiamento, attraverso l’ovopositore, struttura sclerificata che provoca sull’oliva una piccola ferita superficiale facilmente individuabile. Le attività di monitoraggio dell’insetto devono iniziare fin dal mese luglio, attraverso l’installazione di apposite trappole (2-3/ha) che consentono di valutare l’andamento della popolazione adulta di mosca; è inoltre fondamentale il prelievo settimanale di campioni di olive su cui verificare i livelli di infestazione.
La soglia di intervento varia in funzione della strategia di difesa impiegata: infatti i due principali metodi di difesa contro la mosca si basano su soglie economiche diverse: nella difesa larvicida va preso in considerazione un livello di infestazione attiva del 10-15% in quella adulticida va invece presa in considerazione una percentuale di infestazione attiva dell’1-2%. Occorre tenere presente che le temperature elevate costituiscono un fattore limitante per lo sviluppo della mosca dell’olivo e per questa ragione, in genere, nel periodo luglio-agosto raramente vengono superate le soglie sopracitate. L’esperienza degli ultimi anni dovrebbe però indurre gli olivicoltori ad una particolare attenzione nella verifica dei livelli di infestazione in campo: infatti i periodi estivi degli ultimi anni sono stati caratterizzati da un andamento meteorologico piovoso e mite, con temperature inferiori alle medie storiche del periodo che hanno favorito infestazioni precoci e percentualmente elevate.
Per quanto riguarda l’applicazione di tecniche basate sulla “cattura massale”, metodo di controllo ammesso anche in aziende a conduzione biologica, l’impiego è consigliabile nelle aree a basso rischio di infestazione e l’inizio di luglio è il momento di installare i pannelli innescati con attrattivo alimentare e insetticida.
Si ricorda infine che i prodotti fitosanitari a base di sali di rame, impiegati contro gli attacchi fungini, se opportunamente posizionati nel momento di massima ovideposizione possono avere una certa efficacia nella lotta contro la mosca dell’olivo. L’attività del rame è rivolta nei confronti delle popolazioni batteriche presenti sul filloplano che favoriscono lo sviluppo delle larve di mosca costituendo una fonte di nutrimento necessaria per lo svolgimento dei processi digestivi delle giovani larve.
In estate altre manifestazioni si possono osservare sulla vegetazione delle piante di olivo a causa dell’azione di diverse specie di ditteri cecidomidi.
Ditteri cecidomidi
Il disseccamento di giovani rami (foto 2) ad esempio è conseguenza degli attacchi del moscerino suggiscorza (Resseliella oleisuga) le cui larve si sviluppano in piccoli gruppi sotto la corteccia danneggiando i tessuti del cambio e interrompendo così il flusso della linfa al di sopra del punto di infestazione (foto 3). Per verificare con certezza la natura del danno è possibile ispezionare, con l’aiuto di un taglierino o di una piccola lama, l’area sottocorticale nella zona prossimale a quella dove inizia la porzione vegetativa disseccata e constatare la presenza delle larve apode e microcefale di colore bianchiccio o giallo fino ad una tonalità aranciata. In genere questo fitofago non richiede interventi fitoiatrici specifici. Alterazioni del lembo fogliare con presenza di numerose galle (foto 4) indicano la presenza di cecidomia dell’olivo (Dasineura oleae). Le larve di questo dittero vivono all’interno di tali strutture (una per ciascuna galla) da cui fuoriescono per impupare sulla superficie fogliare. Recenti pullulazioni di cecidomia in alcune zone olivicole dell’Emilia-Romagna hanno destato interesse e preoccupazione, tuttavia in genere questo insetto non richiede interventi insetticidi di controllo delle popolazioni.
Sandro Nardi e Giuliano Stimilli Assam - Servizio fitosanitario regionale, Ancona