Olivo, il bilancio fitosanitario in Basilicata nel triennio 2020-2022

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Olivi in Basilicata (foto Alsia)
Presenti batteriosi e malattie crittogamiche, ma il problema fondamentale resta la mosca delle olive. Assente Xylella fastidiosa, ma l’attenzione è alta

Nella gestione fitosanitaria dell’olivicoltura lucana non deve mancare l’attenzione verso crittogame e batteriosi, ma la cura maggiore va rivolta senza alcun dubbio all’insetto chiave della coltura, la mosca delle olive (Bactrocera oleae). È quanto sostiene Arturo Caponero, responsabile dei Servizi fitosanitari dell’Agenzia lucana di sviluppo e innovazione in agricoltura (Alsia), tracciando il bilancio fitosanitario dell’olivo in Basilicata nel triennio 2020-2022 su Agrifoglio, periodico dell’Alsia.

«L’olivo è, fra le colture arboree, quella che meglio si presta alla coltivazione biologica, poiché, sia negli oliveti tradizionali sia in quelli intensivi, le crittogame e le batteriosi possono essere controllate con il rame. Resta invece difficile il controllo della mosca delle olive».

Rogna, unica batteriosi nel bilancio fitosanitario dell’olivo

L’unica batteriosi che rappresenta un potenziale pericolo per l'olivicoltura lucana, e perciò presente nel bilancio fitosanitario dell’olivo, afferma Caponero, è la rogna, il cui agente patogeno (Pseudomonas syringae pv. syringae) è stabilmente insediato sul filloplano delle piante e può scatenare la tipica sintomatologia (escrescenze callose dette “tubercoli” per disordini ormonali) quando trova modo di penetrare nei tessuti attraverso ferite.

«Gli oliveti colpiti da grandine, se non trattati con prodotti a base di rame dopo l’evento grandinigeno, sviluppano la malattia con danni soprattutto nei giovani impianti, sui quali è necessario rimuovere con la potatura i rami più colpiti da rogna».

Crittogame: lebbra, occhio di pavone e cercosporiosi

Fra le numerose crittogame che interessano l’olivo in Basilicata almeno una decina sono state osservate nel triennio 2020-2022, ma, sottolinea Caponero, nessuna ha comportato particolari problemi negli oliveti condotti con una razionale gestione fitosanitaria.

«La lebbra (Colletotrichum gloeosporioides) è in aumento nelle aree meno ventilate o di fondovalle, anche perché la raccolta delle olive è spesso incompleta e le drupe infette sugli alberi costituiscono il principale serbatoio di inoculo del patogeno.

Occhio di pavone (Spilocaea oleagina) e cercosporiosi o “piombatura” (Mycocentrospora cladosporioides) sono abbastanza frequenti ma possono essere ben controllati con opportuni trattamenti rameici.

Negli anni 2020 e 2022 i danni causati da Camarosporium dalmaticum sulle drupe infestate da mosca delle olive sono stati di una certa rilevanza, anche per le condizioni ambientali predisponenti; questo fungo è spesso trasportato nelle gallerie scavate dalle larve di mosca dall’imenottero predatore Lasioptera berlesiana e quindi le olive colpite sono direttamente proporzionali alle infestazioni di mosca».

La mosca delle olive, insetto chiave

La mosca delle olive, osserva Caponero, «è l’insetto chiave della coltura, almeno nelle aree pianeggianti e collinari dove difficilmente si possono evitare interventi larvicidi o adulticidi per contenere il forte potenziale di crescita della popolazione.

Le condizioni climatiche di fine estate del 2020 e del 2022 sono state favorevoli alla mosca, che ha aumentato le percentuali di infestazione, spesso oltre le soglie di intervento. Meno problematico è stato il controllo nel 2021 per le condizioni climatiche.

È da considerare che l’eliminazione del dimetoato impone un cambio delle strategie di difesa là dove ci si affidava a questo estere fosforico per trattamenti larvicidi abbattenti che potevano essere effettuati tempestivamente grazie alla sua forte citotropicità.

La lotta adulticida con sistemi “attract and kill” da posizionare alle prime catture nell’oliveto è una strategia integrata indispensabile, che può essere eventualmente abbinata con trattamenti a base dei pochi prodotti registrati che, però, hanno meno capacità abbattente e maggiori tempi di carenza del dimetoato».


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Il controllo degli insetti negli oliveti superintensivi

La coltura dell’olivo con impianti superintensivi è ancora limitata (meno di 200 ettari) e recente (il primo impianto è del 2015) ma con interessanti potenziali di crescita poiché costituisce un’alternativa alle colture frutticole dove si cerca di abbattere i costi di produzione spingendo sulla meccanizzazione.

«Tuttavia, – nota Caponero – dall’esperienza maturata in questi anni emerge che l’oliveto superintensivo può presentare problematiche fitosanitarie diverse rispetto ai “classici” oliveti, inoltre, “vecchie avversità” possono essere molto dannose e più difficili da combattere.

È il caso, ad esempio, della margaronia (Palpita unionalis) o dell’eufillura (Euphyllura olivina) che negli impianti tradizionali non necessitano quasi mai di essere trattati mentre possono proliferare con danni sensibili nella densa massa vegetale dei filari superintensivi.

Anche altri insetti ritenuti “banali” da controllare negli impianti tradizionali hanno invece richiesto strategie specifiche di lotta negli impianti superintensivi lucani, come il fleotribo (Phloeotribus scarabaeoides) che attacca direttamente il fusto principale delle giovani piante o l’oziorrinco (Otiorrhynchus cribricollis) contro il quale è difficile e costoso posizionare le barriere meccaniche».

La Xylella non è molto lontana dalla Basilicata

Alle circa 15 specie di insetti che, con regolarità o occasionalmente, possono infestare l’olivo, conclude Caponero, «si è aggiunto da qualche anno l’ubiquitaria sputacchina (Philaenus spumarius) che non causa alcun problema all’olivo ma che purtroppo è tra i più efficienti vettori della Xylella fastidiosa, batterio che sta distruggendo il patrimonio olivicolo salentino e che si sta pericolosamente avvicinando ai confini della Basilicata.

Ovviamente, finché non ci sarà la presenza di Xylella, la sputacchina non comporterà alcun problema. Il monitoraggio realizzato nel triennio dall’Ufficio fitosanitario regionale non ha rilevato alcuna infezione di Xylella ma l’attenzione resta alta considerando la vicinanza del “fronte di avanzamento” della malattia negli oliveti della provincia di Taranto».

Olivo, il bilancio fitosanitario in Basilicata nel triennio 2020-2022 - Ultima modifica: 2022-10-07T09:27:34+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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